«Si lascino pure gli uomini del tempo nostro parlare, con maggiore o minore sufficienza e improntitudine, di anacronismo e di antistoria. [...] Li si lascino alle loro "verità" e ad un'unica cosa si badi: a tenersi in piedi in un mondo di rovine. [...] Rendere ben visibili i valori della verità, della realtà e della Tradizione a chi, oggi, non vuole il "questo" e cerca confusamente l' "altro" significa dare sostegni a che non in tutti la grande tentazione prevalga, là dove la materia sembra essere ormai più forte dello spirito»

Julius Evola

lunedì

I CADUTI
ALIBRANDI ALESSANDRO-ANSELMI FRANCO-BOCCACCIO IVAN-CAMPANELLA ANGELO-CANDURA PROSPERO-CROVACE RODOLFO-DI SCALA ELIO-ESPOSTI GIANCARLO-FERRARI SILVIO-FERRERO ENRICO-IACONIS CARMINE-LOCATELLI FRANCESCO-MACCIO’ DIEGO-MANGIAMELI FRANCESCO-MINETTI RICCARDO-MORSELLO MASSIMO- NARDI GIANNI-PAGLIAI PIERLUIGI-PALLADINO CARMINE-PONTECORVO ADRIANA- SCIOTTO PIERLUIGI-VALE GIORGIO-VIVIRITO SALVATORE- LO PRESTI GIUSEPPE- MASSIMO MORSELLO

ALVAREZ ALESSANDRO-BIGONZETTI FRANCO-CECCHETTI STEFANO-CECCHIN FRANCESCO-CIAVATTA FRANCESCO-CRESCENZI ROBERTO-DE AGAZIO FRANCO-DE ANGELIS NANNI-DI NELLA PAOLO-FALVELLA CARLO-FERRI VITTORIO-GIAQUINTO ALBERTO-GIRALUCCI GRAZIANO-GRILZ ALMERICO-MACCIACCHINI EVA-MANCIA ANGELO-MATTEI STEFANO-MATTEI-VIRGILIO-MAZZOLA GIUSEPPE-MENEGHINI ENRICO-MANTAKAS-MIKIS-PEDENOVI ENRICO-PISTOLESI-ANGELO-RAMELLI-SERGIO-RECCHIONI STEFANO-SANTOSTEFANO GIUSEPPE-LUPARA SERGIO-TANZI BRUNILDE-TRAVERSA-MARTINO-VENTURINI UGO-ZICCHIERI MARIO-ZILLI EMANUELE

LA PROLIFERAZIONE DI GRUPPI, DURANTE IL BIENNO, 1945/1947, NON CONSENTE DI CONOSCERE LE CIFRE ESATTE DEL NUMERO DI ADERENTI AL NEOFASCISMO NELLA FASE CLANDESTINA. I PRIMI GRUPPI CHE MANIFESTARONO LA LORO VOLONTA’ DI CONTINUARE LA AZIONE FASCISTA SI DIEDERO I NOMI DI “GUARDIA NERA CLANDESTINA” (G.N.C.), “FRONTE ANTIBOLSCEVICO ITALIANO” (F.A.I.), “VOLONTARI DELL’ORDINE NAZIONALE” (V.O.N.) “TRUPPE NAZIONALI” (T.N.), “MOVIMENTO DI AZIONE RIVOLUZIONARIA ITALIANA” (M.A.R.I.), “ARDITI D’ITALIA” O “ARMATA RIVOLUZIONARIA” (A.R.). I GRUPPI PERO’ PIU’ VISIBILI CON ASSEMBLEE PUBBLICHE E COMUNICATI AI GIORNALI FURONO IL “PARTITO SOCIALISTA NAZIONALE”, LA “LEGA UNIFICATA PARTITI ANTICOMUNISTI” E IL “MOVIMENTO ITALIANO DI UNITA’ SOCIALE”, IL GRUPPO “PARTITO MUSSOLINIANO ITALIANO”, LE “SQUADRE D’AZIONE MUSSOLINI” (S.A.M.), IL “MOVIMENTO FASCISTA REPUBBLICANO), IL PATITO MONARCHICO FASCISTA” E IL “PARTITO DEMOCRATICO FASCISTA” DI DOMENICO LECCISI. IL GRUPPO “LOTTA FASCISTA” CHE PUBBLICAVA UN OMONIMO  FOGLIO. IL PIU’ RILEVANTE DEI GRUPPI NEOFASCISTI FU QUELLO DEI “FASCI DI AZIONE RIVOLUZIONARIA” (F.A.R.) SIGLA DI ISPIRAZIONE INTERVENTISTA E DICIANNOVISTA PRESENTE SIN DAL 1946

FASCISTI IRRIDUCIBILI
Ai primi di giugno del 1945, sui muri di Lucca apparvero già dei manifesti neofascisti, dattiloscritti...questo è il secondo: “Comunisti !
Avete letto l’altro manifesto ? Era un po’ generico, ma questo lo dedichiamo proprio tutto a voi: siete contenti ? No ? Me ne dispiace proprio tanto... Non dimenticate che noi siamo sempre a vostra disposizione per somministrarvi delle ricche bottiglie di purissimo olio di ricino. Si riceve tutti i giorni dalle ore 0 alle ore 24, vi piace l’orario ?  L’indirizzo ve lo forniremo in seguito.
State attenti:
1) voi che sporcate i muri cittadini con luridi pipistrelli rossi, perché presto il “Pugno nero” verrà a carezzarvi il groppone finchè non vi sia diventato rosso (colore che amate tanto)
2) voi (eroici) partigiani, indegni di essere chiamati Italiani perchè c’è posto anche per voi nei cimiteri comunali. W il fascismo!”
(in: Giuseppe Pardini, La RSI e la guerra in provincia di Lucca 1940-45)

I “LUPI MANNARI"
Organizzazione attiva a Torino dal Novembre 1945. L’ex cappellano militare, Blandino della Croce, è uno degli appartenenti al «Movimento Unitario Nazionalista dell’Alta Italia», organizzazione anticomunista che non ha deposto le armi dopo il 25 aprile ma si è subito messa in azione per portare in Italia, e a Torino in modo particolare, una strategia di guerriglia fatta di rapine di autofinaziamento, attentati terroristici e blitz con bombe a mano e armi automatiche a bordo di quelle che i giornali battezzeranno subito come «le automobili fantasma». Dopo l’arresto di una delle menti dell’organizzazione, il professore milanese Angelo Pesce, finiscono nella rete della polizia anche gli altri esponenti del commando. Fra di loro oltre  a  frate Blandino, molti giovanissimi aderenti tra cui Aldo Ratti, 22 anni, ex apparente alle Brigate Nere, Rocco della Rocca, ex sergente della Guardia Nazionale Repubblicana, Carlo Testore, 20 anni, ex paracadutista della Folgore.  

LA STAMPA 14 NOVEMBRE 1945



Vecchio “giovane” neofascismo
Opuscolo edito nel ’51 con il discorso che Berlinguer, allora Segretario Nazionale della FGCI aveva tenuto al Teatro Splendore di Roma il 10 dicembre del 1950: “Impediamo al fascismo di tradire la gioventù”. Discorso citato in tutte le storie del neofascismo, perché rientrava nei tentativi del PCI di “agganciare” soprattutto i reduci della RSI, ai quali venivano riconosciute capacità attivistiche, sincerità di sentimenti, genuina vocazione “sociale” e seguito tra i coetanei. Discorso viziato, quindi, da una buona dose di ipocrisia e strumentalità, mentre non era ancora spento l’eco degli omicidi della “Volante Rossa” (il processo sarebbe iniziato di lì a poco) e tentativi di imitazione si avevano anche fuori Milano (pochi mesi prima, proprio a Roma, era stato assassinato il giovane attivista reduce della RSI Achille Billi). Vi sono, però, nel discorso, alcune interessanti ammissioni: - “E’ vero che il MSI e il problema dei giovani che attorno ad esso si raccolgono è quella che si dice una questione di attualità della vita politica del nostro paese. Vero è anche che si dice che oggi tutti fanno la corte ai giovani del Movimento Sociale Italiano…..”- “Ma c’è un altro elemento oggi decisivo che spinge una parte della gioventù verso ideologie nazionaliste e parafasciste. Questo elemento è costituito dalla attuale posizione internazionale del nostro Paese….così priva di dignità, così estranea ai veri interessi nazionali….”- “Non basta dire (cosa ovvia e che non credo d’altra parte sia neanche richiesta) che la gran parte dei giovani del MSI sono in buona fede. Si tratta di spiegarsi le ragioni di questa fede. E secondo noi le ragioni sono appunto quelle che, nelle grandi linee, abbiamo indicato”- “Noi –l’ho già detto- non aduliamo la gioventù. Al contrario, proprio verso quei giovani che si raccolgono attorno al MSDI noi possiamo essere più franchi di ogni altro Partito. Con una parte di questi giovani ci siamo sparati addosso durante gli anni della guerra di liberazione nazionale….”-“Compagni ed amici, mi avvio al termine. Mi diceva all’ingresso di questo teatro un giovane aderente al MSI che mi ha avvicinato: “Noi giovani e voi siamo più vicini si quel che sembra, vi è qualcosa di comune nei nostri sentimenti”….”Noi giovani” egli diceva. In questo senso io credo che la sua affermazione possa essere accettata. Credo che dobbiamo accettarla…..” Loro ci provarono....
tratto da facebook "Primavera di bellezza"

Rivolta ideale
12 aprile 1946: E’ nelle edicole il primo numero del giornale “La Rivolta Ideale”, destinato ad avere un ruolo essenziale nell’opera di ricomposizione politica dell’area neofascista…direttore è Giovanni Tonelli….nella testata, il motto: “Non sbigottir, ch’io vincerò la prova”….l’articolo di fondo ha un titolo che è tutto un programma “Costi quel che costi” La rivista si inserisce nell’ alveo del “fascismo di sinistra”, con un pizzico di realismo politico che la porta, però, ad appoggiare il Blocco Nazionale di ispirazione liberal qualunquista Ne nascono polemiche, soprattutto riguardo ai finanziatori del giornale: social comunisti secondo alcuni, qualunquisti secondo altri….in effetti, come spiegherà lo stesso Tonelli, il “fondo cassa” è costituito dalla sua liquidazione (era critico teatrale del Piccolo di Trieste) e dai risparmi personali di alcuni redattori Con la nascita del “Fronte dell’italiano”, ad opera di alcuni “giovanissimi reduci della prigionia, e mai sfiorati dalla tabe politica”, il giornale entra nell’arengo politico vero e proprio, dando puntualmente notizia dell’apertura delle sedi del nuovo movimento e delle sue iniziative. A Tonelli è subito chiaro che il primo obiettivo da conseguire è quello dell’unità tra i mille gruppuscoli di matrice neofascista che si vanno formando…allo scopo, i primi contatti sono presi con il Movimento Italiano di Unità Sociale di Almirante, Baghino, Cassiano e altri, a premessa della fondazione del MSI, che avverrà, come noto, il 26 dicembre, nello studio di Michelini, ed alla quale Tonelli è presente. Da quel momento in poi il giornale diventa la voce ufficiale del nuovo Partito: Almirante vi tiene una rubrica destinata ai reduci dei campi di concentramento dei non cooperatori , Costamagna discetta –già d’allora- della differenza tra “repubblica parlamentare” e “repubblica presidenziale”, Rauti si occupa di giovani e cultura. Mi piace segnalare che una delle prime e più accese polemiche riguarda la collocazione all’estrema destra dei neo eletti parlamentari missini….come nel ’21…allora Grandi se la cavò dicendo che era “per una ragione topografica e pugilistica”…nel 48 Tonelli scrive: “Dal momento che l’estrema sinistra è occupata dagli uomini di Togliatti, per logica coerenza, agli uomini del MSI non rimaneva che collocarsi al contrario di costoro”. Il giornale, in progressivo declino, terminerà le pubblicazioni nel 1959….dimenticavo: la sede era a Roma, in via Milano 70….un indirizzo destinato a restare familiare per la destra politica.
(da: Mario Bozzi Sentieri, “Dal neofascismo alla nuova destra, le riviste 1944-1994”, Roma 2007)

                     1973 manifesto apparso a Brescia


Il Partito Democratico Fascista (PDF)


attivo in clandestinità dal 1945. Il gruppo, guidato da Domenico Leccisi (fondatore insieme a Mauro Rana e Antonio Parozzi), scelse questo nome in riferimento al concetto di democrazia organica, ideato dal fascismo e formalizzato durante la Repubblica Sociale Italiana (RSI), adottando come simbolo il fascio senza la scure. L'organo d'informazione del Partito Democratico Fascista fu “Lotta Fascista”. Gli omicidi di fascisti a Milano ad opera principalmente della Volante Rossa spinsero questi ultimi a ricompattarsi e a cominciare a prendere l'iniziativa e il 5 novembre 1945 i cartelloni del cinema Odeon che pubblicizzavano il film Roma città aperta furono dati alle fiamme. Il 9 dicembre 1946 l'ex ausiliaria Brunilde Tanzi anch'essa iscritta al Partito Democratico Fascista, riuscì a sostituire un disco durante delle trasmissioni pubblicitarie ottenendo l'effetto di far riecheggiare l'inno fascista Giovinezza su tutta la piazza del Duomo. Il 17 gennaio 1947 fu assassinata in via San Protaso nel centro di Milano, e lo stesso giorno fu uccisa Eva Macciacchini, delle Squadre d'Azione Mussolini. Non si scoprirono mai gli autori materiali dell'omicidio delle giovani ma le modalità richiamano quelle della Volante Rossa . Il gruppo viene ricordato perché tra il 27 ed il 28 aprile 1946, nel giorno dell'anniversario della morte di Mussolini si introdusse nel Cimitero di Musocco trafugandone i resti della salma, lì tumulata in forma anonima. Da maggio a settembre furono arrestati una ventina di dirigenti e militanti del partito, tra cui lo stesso Leccisi, smantellando di fatto il partito. Si sciolse nel  dicembre 1946

FASCI D' AZIONE RIVOLUZIONARIA

I Fasci di Azione Rivoluzionaria, o FAR, sono stati un movimento politico fondato ufficialmente nell'autunno del 1946 (ma attivo già dal 1945) e sciolto nel 1947; il nome, erroneamente attribuito al gruppo di "Legione nera" dagli inquirenti, ritornò nei primi anni cinquanta. I FAR svolsero le proprie azioni dimostrative principalmente nelle città di Roma e Milano. I FAR sono stati un'organizzazione costituita da diversi gruppi, prevalentemente giovani reduci della RSI, alla quale si affiancava una struttura paramilitare ("Esercito clandestino anticomunista" poi trasformatosi in "Esercito nazionale anticomunista") che si rese responsabile di alcuni attentati dimostrativi nella seconda metà degli anni quaranta. Fondatore dei FAR è stato Pino Romualdi con l'intento di far confluire in una unica organizzazione i molti gruppi che stavano nascendo in molte parti dell'Italia. Dirigenti furono Cesco Giulio Baghino, Clemente Graziani, Franco Petronio, Roberto Mieville.
L' iniziale filosofia di fondazione era di continuare la guerra sotto forma di lotta antiamericana. I loro organi preposti alla diffusione del loro pensiero e della loro propaganda furono i fogli Rivoluzione, Credere e Mussolini a cui si affiancarono, anche se in maniera non ufficiale, le pubblicazioni Imperium e La Sfida che trattavano temi maggiormente legati alla tradizione, alla cultura, ed alla mistica fascista. L'organizzazione era dotata di una vera e propria struttura partitica, il direttorio, e l'ammissione al gruppo avveniva tramite giuramento da effettuarsi durante una cerimonia. L'atto di costituzione dei FAR stabiliva che potevano far parte dei Fasci: coloro che degnamente militarono nel P.F.R o nelle Forze Armate o negli Uffici Statali della R.S.I.:
tutti i cittadini purché non appartenenti alla massoneria, i quali non abbiano collaborato materialmente o moralmente con il nemico. Al momento del giuramento, che avveniva di fronte ad un tavolo ricoperto dal tricolore con l'effigie di Benito Mussolini e un pugnale da legionario posti sul colore bianco della bandiera, chi intendeva aderire doveva assumere un nome di battaglia, generalmente quello di un caduto. La prima azione dimostrativa è avvenuta a Roma la sera del 27 ottobre 1946. Un gruppo di fascisti si arrampica sulla Torre delle Milizie, in via 4 novembre, e vi issa un gagliardetto nero. L'azione più spettacolare compiuta dai FAR è avvenuta nel primo anniversario della morte del Duce, il 28 aprile 1946. Venne officiata una messa di suffragio nella chiesa dei Sette Santi Fondatori a Roma. La notte del 30 aprile, un commando armato con pistole e bombe a mano, fece irruzione nella stazione radio di Roma III a Monte Mario e, imbavagliati i due tecnici, collegarono ad un grammofono il cavo di trasmissione con la canzone Giovinezza. Nella stessa notte vennero lanciate due bombe davanti alla sede del Partito Comunista Italiano e poi ancora una davanti alla 
sede del quotidiano L'Avanti. L'ultima azione rivendicata fu del 12 giugno 1947 a Milano: i FAR piazzarono un barattolo di gelatina esplosiva davanti la Federazione del PCI. I FAR si sciolsero, a causa di una scissione interna, nel luglio del 1947. Dopo un periodo di silenzio la sigla FAR fu riesumata intorno ai primi anni cinquanta ad opera di alcuni appartenenti alla corrente così detta "pagana" e "germanica" della prima organizzazione. Tra gli altri: Pino Rauti, Clemente Graziani, Fausto Gianfranceschi, Enzo Erra, Franco Petronio, Cesare Pozzo, Mario Gionfrida, Nino Capotondi, Franco Dragoni, Alberto Ribacchi. La prima azione della nuova formazione fu del 12 marzo 1951 a Roma: Clemente Graziani depositò una bomba al Ministero degli Esteri mentre Franco Drigoni lanciò un ordigno contro
l'ambasciata americana. Il 24 maggio 1951 scattarono numerosi arresti: Pino Rauti, Fausto Gianfranceschi, Clemente Graziani, Franco Petronio, Franco Dragoni e Flaminio Capotondi. Tra gli arrestati anche il filosofo Julius Evola, considerato l'ispiratore del gruppo. Il processo si concluse il 20 novembre 1951: Clemente Graziani, Fausto Gianfranceschi e Franco Dragoni furono condannati a un anno e undici mesi. Altri dieci imputati a pene minori. Tutti gli altri vennero assolti: tra loro Evola, Rauti ed Erra. Con la fine del processo si concluse definitivamente anche l'adozione della sigla FAR.
 SQUADRE D'AZIONE MUSSOLINI (SAM)
E' un' organizzazioni  fascista, attiva nel secondo dopoguerra e formata da reduci della R.S.I. attiva già dopo alcuni mesi dalla caduta della R.S.I..
Nell'aprile del 1946 la salma di Mussolini fu trafugata dal Cimitero di Musocco da un gruppo di fedeli, capitanati da Domenico Leccisi, in un luogo sconosciuto. Dopo la restituzione alla famiglia, nel 1956, la salma fu traslata nella cappella di Predappio.

ORSO NERO
Gruppo clandestino fascista che opera in Italia settentrionale, ha come tessera una Lira, l’orso nero stampigliato e il numero di matricola della banconota come numero di tessera. Aderirono diverse persone tutte provenienti dall’ esercito della R.S.I. tra cui P. Brambilla, L. Giavelli e G. Vassalli.

MOVIMENTO ITALIANO DI UNITA’ SOCIALE (MIUS)
Fondato da Francesco Giulio Baghino che contribuì a fondare il MSI, apportandovi la componente del MIUS, partito del quale faceva parte anche Giorgio Almirante. 


LA PRIMA TESSERA DEL M.S.I.
MOVIMENTO SINDACALISTA (MO.SI.)
gruppo di sindacalisti ex fascisti , guidati da Giuseppe Landi che Di Vittorio, capo della Cgil, aveva voluto come “quarta componente” nel suo sindacato ancora unitario (oltre ai comunisti, ai cattolici e ai socialisti, vi era anche il gruppo degli ex “sindacalisti rivoluzionari” legati all’esempio di Filippo Corridoni e di Alceste de Ambris. Nel 1949, tuttavia, Landi lasciò la Cgil e fondò la Confederazione italiana sindacati nazionali lavoratori (CISNAL), Ne fu il primo presidente, dalla fondazione fino alla morte.


                                      













Costituita dai fascisti di sinistra, distrutta oggi da quelli di destra
Il 24 marzo 1950 a Napoli fu siglato l’atto costitutivo della Cisnal dai sindacalisti provenienti dal MOSI, organizzazione sindacale confluita nella Cgil, l’allora sindacato unitario dei lavoratori nato nell’immediato dopoguerra che nella struttura e nella pratica contrattuale aveva preferito continuare l’esperienza dei sindacati fascisti, anziché sperimentare nuove vie. Tra i maggiori esponenti sindacali dell’epoca che dettero vita alla Cisnal vi furono Giuseppe Landi e Ugo Clavenzani, entrambi provenienti dai sindacati fascisti, Gianni Roberti, che succederà a Landi e guiderà la Confederazione per lungo tempo. Fino agli inizi del 1950 i lavoratori erano inquadrati nella struttura unitaria della Cgil guidata da Giuseppe Di Vittorio che durante il primo conflitto mondiale si ritrovò sulle stesse posizioni interventiste di Filippo Corridoni e con lui aveva condiviso l’esperienza del sindacalismo rivoluzionario prefascista. Fu questo, forse, che indusse Di Vittorio a voler stringere un patto di unificazione con il MOSI, che raccoglieva le più brillanti menti del sindacalismo fascista, facendo confluire i cosiddetti fascisti di sinistra, all’interno della Cgil. Quando la Cgil fu egemonizzata dal partito comunista cominciarono ad uscire prima i cattolici, che diedero vita alla CISL, poi i socialdemocratici, i repubblicani e parte dei socialisti, che fondarono la UIL e quindi agli eredi del sindacalismo fascista non rimase che riunirsi in una nuova confederazione.
Nacque per questo la Cisnal che ai suoi albori riuscì immediatamente ad organizzarsi in strutture territoriali e di categoria occupando spazi sindacali di rilevanza strategica e politica. Primo segretario generale fu Giuseppe Landi che rimase segretario generale della confederazione fino alla sua morte avvenuta nel 1964. Nel frattempo era nato il partito post fascista del Movimento Sociale Italiano nel quale si riconobbero tutti i sindacalisti della Cisnal nonostante da parte del PCI di Togliatti arrivassero aperture ai sindacalisti fascisti affinchè questi aderissero al PCI. Questa tesi è sostenuta da Pietro Neglie, allievo di Renzo De Felice e attualmente professore di storia contemporanea presso l’università di Trieste e studioso del movimento sindacale con particolare riferimento al sindacalismo fascista. Il professor Neglie fu anche direttore, dal 1993 al 1998, della fondazione Giuseppe Di Vittorio ed ebbe modo di leggere una vasta documentazione relativa al tentativo di Palmiro Togliatti di coinvolgere quelli che venivano definiti “i fascisti di sinistra” e rappresentavano l’anima sociale del fascismo. Pietro Neglie raccontò e spiegò questa sua teoria in un libro che uscì nel gennaio del 1996 e riportava documenti molto evidenti che mettevano in luce come i dirigenti comunisti già nel 1936 avevano apprezzato importanti prese di posizione da parte dei sindacalisti fascisti che chiedevano a Mussolini di applicare alla lettera “il programma fascista del 1919” che venne definito, sempre nel ’36, da Egidio Gennari storico dirigente del partito comunista, “un programma di pace, di libertà, di difesa degli interessi dei lavoratori”.
“Quel progetto era stato disatteso”, spiega Neglie nel suo libro, “e il Pci si candidava a realizzarlo, insieme alle forze genuine del fascismo. Ci furono trattative con esponenti fascisti alle quali furono sempre contrari gli azionisti”. Togliatti, continua Neglie, “voleva coinvolgere i fascisti di sinistra nelle file del partito, agitando come richiamo i temi comuni del passato” E, secondo Neglie, il terreno sindacale apparve ai suoi occhi come quello più proprio. Il fatto che Togliatti e i vertici del PCI fossero interessati a questo “connubio” Neglie lo ha scoperto in una lettera rinvenuta fra le carte del segretario comunista.
L’autore del libro parla anche di una nota di Giuseppe Landi, ritrovata da Neglie, che già nel novembre del 1945 proponeva ai suoi camerati la confluenza nel Pci, “perché autentica espressione delle masse lavoratrici, che sono uniche giudici arbitre e sovrane nei confronti di uomini che per esse hanno lottato e lavorato”. Di questo aspetto si parla poco perché la CISNAL è stata, soprattutto negli anni dalla sua fondazione fino al 1980, considerata subalterna alle scelte politiche del Movimento Sociale Italiano e considerata troppo vicina agli interessi dei datori di lavoro. Solo nel 1980 Ivo Laghi, succeduto a Gianni Roberti alla segreteria Generale, propose la svolta sociale del sindacalismo rivoluzionario e, pur senza rompere i rapporti con il partito di riferimento, l’MSI, ne spezzò il cordone ombelicale siglando assieme a Giorgio Almirante un patto di unità di intenti che di fatto rendeva l’organizzazione sindacale autonoma dal partito. Lo stesso Almirante amava dire che il partito non poteva vivere senza “un polmone sociale” come la CISNAL e Laghi fu il fedele interprete della voglia di riscatto da parte dei lavoratori italiani che nel decennio della sua segreteria incrementarono a dismisura la sua rappresentatività in ogni settore produttivo. Insomma Laghi volle creare, non un muro, tra partito e sindacato, ma una ideale linea di confine che Ideologicamente non rinnegava nulla ma imponeva una netta scelta di campo a chi voleva fare il sindacalista. Lo strumento che usò e che rese sicuramente più forte e credibile la Cisnal fu l’incompatibilità tra cariche politiche elettive e cariche sindacali.
Lo stesso Laghi rifiutò più volte l’offerta di Giorgio Almirante di un collegio sicuro in Senato per rimanere coerente alle scelte che lui stesso aveva imposto ad altri sindacalisti che, legittimamente, preferirono la strada della carriera di partito. Il decennio che va dal 1980 al 1990 fu per la Cisnal un periodo estremamente intenso e pieno di attivismo, la scelta di essere un sindacato di popolo portò per la prima volta la confederazione nelle piazze e soprattutto a confrontarsi in assemblee di fabbrica fino a quel momento evitate per paura e per discriminazioni che vennero, con il sacrificio di tanti dirigenti aziendali, superate. Innumerevoli furono i cortei, le manifestazioni di piazza e soprattutto il ritorno della Cisnal nella celebrazione del primo maggio che vide migliaia di lavoratori con le loro famiglie intervenire a Roma nel mitico teatro tenda a strisce dal 1985 al 1990. Il resto è storia di cui parliamo quasi quotidianamente e, per rispetto di coloro che nella Cisnal militarono pagando di persona la loro scelta, oggi non vogliamo soffermarci su polemiche di fatti che comunque rappresentano la distruzione di un “modo di fare sindacato” che niente ha a che vedere con il modello Cisnal. Oggi a 67 anni dal quel 24 marzo pensiamo che ci sia ancora una possibilità, anche se remota, di riappropriarsi di quel modello di “sindacato di popolo” basato sul rispetto delle regole interne e soprattutto che rimetta al centro dell’attività sindacale un concetto con il quale tanti sindacalisti di area politica si riempiono la bocca ma che è molto poco praticato: la Partecipazione.

Tratto da : “L’ ultima Ribattuta”

PARTITO NAZIONALE SOCIALE FUSIONISTA (FEBBRAIO 1946 – SETTEMBRE 1948)

Il PNSF nato come espressione del primo foglio neofascista, «Il Manifesto», fondato a Bari da Pietro Marengo nel 1944 e poi ripubblicato con il titolo de «Il Domani eroico», il Partito fusionista si collegò con il Msi per poi confluire nel 1949.Fondatore e primo segretari nazionali fu Fernando Ciarrapico, dal 5 Novembre 1947 gli subentrò   Eveno Arani che era  ispettore nazionale del PNSF dal 23 ottobre 1946. Vicesegretario nazionale Franco Silvestri. Segretario del Consiglio di fondazione Carmelo Garofano
PARTITO NAZIONALE DEL LAVORO
Ernesto Massi, grande studioso di geopolitica, professore all'Università Cattolica di Milano e vicesegretario nazionale del MSI dal 1948 al 1952, esce dal partito nel 1957 per tentare esperimenti politici autonomi. Fino al 1965 anima con Giorgio Pini un «Comitato di iniziativa per la sinistra nazionale» e il  "Partito Nazionale del Lavoro" che  nel 1958 si presenta alle elezioni politiche in cinque circoscrizioni,  nel 1963 si chiudeva l'esperienza della  rivista "Nazione Sociale", tornerà nel 1972 a riavvicinarsi al M.S.I. attraverso l'Istituto di studi corporativi.
Nel 1963 si chiudeva l'esperienza di "Nazione Sociale".

FRONTE ANTIBOLSCEVICO ITALIANO
ARMATA ITALIANA DI LIBERAZIONE 
Giuseppe Pièche fu un ufficiale dei carabinieri, e responsabile della sezione controspionaggio del Servizio Informazioni Militare dal 1932 al 1936. Mario Roatta lo vuole quindi con sé nella guerra di Spagna quale comandante di tre sezioni ed una compagnia di carabinieri, pari a circa 500 uomini. Pièche funge anche da coordinatore di tutti gli aiuti militari che giungono al campo nazionalista. Dal 1947 permette che una serie di riunioni del neonato Movimento Sociale Italiano si tengano presso sedi romane dei vigili del fuoco. Nel 1948 favorì la nascita di gruppi come il Movimento Anticomunista per la Ricostruzione Italiana (MACRI), il Fronte Antibolscevico e l'Armata Italiana di Liberazione (AIL), composti da reduci della RSI, volontari monarchici e anticomunisti.










MOVIMENTO LEGIONARIO ITALIANO 
Asvero Gravelli (Brescia, 30 dicembre 1902 – Roma, 20 ottobre 1956) fu un importante gerarca fascista, rappresentante del fascismo intransigente e direttore della rivista mensile Antieuropa. Fu una delle figure più significative della “seconda ondata” fascista: durante gli anni trenta aderì, con altri giovani delusi dalla sclerotizzazione del regime, all'ideale di un universalismo fascista: si proponeva quindi una rivoluzione permanente contro la vecchia Europa democratica in nome di una nuova Europa fascista. Nei suoi propositi le guerre intraprese dal fascismo e soprattutto la seconda guerra mondiale avrebbero dovuto realizzare il progetto di rinnovamento reazionario e antidemocratico dell'Europa a questo progetto dava un certo ascolto lo stesso Mussolini. A soli 17 anni abbandonò gli studi per lavorare dal padre in fabbrica alla Marelli e si avvicinò al sindacalismo rivoluzionario di Filippo Corridoni e partecipò al adunata di San Sepolcro con Mussolini. Nel 1920 fuggì da casa per prendere parte per pochi mesi all'impresa fiumana, e poco dopo aprì il fascio di Sesto San Giovanni, collaborando con Michele Bianchi. Con la fondazione nel 1921 del
Partito Nazionale Fascista, collaborò al settimanale Giovinezza. Dopo la marcia su Roma, (cui non prese parte perché arrestato per disordini) Gravelli si dedicò ampiamente all'attività di giornalista e scrittore, pur rivestendo importanti incarichi nella gerarchia del regime. Fu infatti nel 1923 nominato segretario generale dell'Avanguardia Giovanile Fascista, di cui nel gennaio 1922 era stato vicesegretario. Dal 1925 restò in disparte, considerato legato a Cesare Rossi. Nel 1935, a Roma, fondò Antieuropa, vicino ad Arnaldo Mussolini, di cui fu portavoce l'omonima rivista edita dalla sua casa editrice Nuova Europa, e nel 1930 nominato Console della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN).  Nel 1936 fu fondatore del quotidiano "Ottobre". Fu anche il curatore di una delle prime raccolte di canti squadristi, il celeberrimo
"Canti della Rivoluzione". Tutte le guerre del fascismo lo videro partecipare come volontario di guerra: dopo il conflitto con l'Etiopia partecipò alla guerra di Spagna, durante la quale fu ferito due volte e due volte decorato. Nel 1939 fu nominato consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Dopo l'8 settembre 1943, aderì tra i primi alla Repubblica Sociale Italiana  e fece parte della divisione Waffen SS-Grenadier "Italia". Mussolini nel marzo 1945 lo nominò Sottocapo di S.M. della Guardia Nazionale Repubblicana. Dopo la caduta della Repubblica Sociale Italiana fu preso prigioniero dai partigiani e imprigionato per nel carcere di San Vittore a Milano fino al 1947 e poi fu amnistiato. Nel 1947 aderisce al Movimento Sociale Italiano per lasciarlo quando segretario divenne Arturo Michelini. Nel 1950 fonda il settimanale l'"Antidiario" e poi il mensile "Latinità". Nel 1954 fonda un partito di ispirazione dannunziana, il "Movimento Legionario Italiano", che rimase solo un progetto. Morì nel 1956, subito dopo aver pubblicato una biografia di Mussolini, incentrata sui suoi inizi di agitatore socialista in Romagna. 

RAGGRUPPAMENTO SOCIALE REPUBBLICANO 
Il Raggruppamento Sociale Repubblicano è stata una formazione politica operante per lo più nel Nord Italia, frutto di una primissima scissione dell'ala sinistra, socializzatrice e rivoluzionaria del Movimento Sociale Italiano. Viene fondato ufficialmente nella primavera del 1952 da Giorgio Pini e  Concetto Pettinato anno della dimissione dal MSI  dei due dei tre principali leader della sinistra missina. A tale formazione entreranno a far parte anche alcuni dimissionari dal MSI dei  Gruppi Autonomi Repubblicani. A sua volta invece Ernesto Massi   l'altro esponente della sinistra interna, uscirà dal MSI nel 1956  a seguito della totale sconfitta nel congresso nazionale della base rivoluzionaria, dando vita nel 1957  ad un' altra scissione più grande attraverso la fondazione del Partito Nazionale del Lavoro  dove si raccoglierà in massa l'ala sinistra missina dimissionaria dal partito, e dove collaboreranno gli stessi Giorgio Pini e Concetto Pettinato. 
1950
 foto da: "Storia del progetto politico alternativo, dal MSI ad AN 
(1946-2009)" di Gaetano Rasi


L’11 aprile del 1946 esce il primo numero del giornale “La Rivolta Ideale”, destinato ad avere un ruolo essenziale nell’opera di ricomposizione politica dell’area neofascista…direttore è Giovanni Tonelli….nella testata, il motto: “Non sbigottir, ch’io vincerò la prova”….l’articolo di fondo ha un titolo che è tutto un programma “Costi quel che costi” La rivista si inserisce nell’ alveo del “fascismo di sinistra”, con un pizzico di realismo politico che la porta, però, ad appoggiare il Blocco Nazionale di ispirazione liberal qualunquista Ne nascono polemiche, soprattutto riguardo ai finanziatori del giornale: social comunisti secondo alcuni, qualunquisti secondo altri….in effetti, come spiegherà lo stesso Tonelli, il “fondo cassa” è costituito dalla sua liquidazione (era critico teatrale del Piccolo di Trieste) e dai risparmi personali di alcuni redattori Con la nascita del “Fronte dell’italiano”, ad opera di alcuni “giovanissimi reduci della prigionia, e mai sfiorati dalla tabe politica”, il giornale entra nell’arengo politico vero e proprio, dando puntualmente notizia dell’apertura delle sedi del nuovo movimento e delle sue iniziative A Tonelli è subito chiaro che il primo obiettivo da conseguire è quello dell’unità tra i mille gruppuscoli di matrice neofascista che si vanno formando…allo scopo, i primi contatti sono presi con il Movimento Italiano di Unità Sociale di Almirante, Baghino, Cassiano e altri, a premessa della fondazione del MSI, che avverrà, come noto, il 26 dicembre, nello studio di Michelini, ed alla quale Tonelli è presente. Da quel momento in poi il giornale diventa la voce ufficiale del nuovo Partito: Almirante vi tiene una rubrica destinata ai reduci dei campi di concentramento dei non cooperatori , Costamagna discetta –già d’allora- della differenza tra “repubblica parlamentare” e “repubblica presidenziale”, Rauti si occupa di giovani e cultura. Mi piace segnalare che una delle prime e più accese polemiche riguarda la collocazione all’estrema destra dei neo eletti parlamentari missini….come nel ’21…allora Grandi se la cavò dicendo che era “per una ragione topografica e pugilistica”…nel 48 Tonelli scrive: “Dal momento che l’estrema sinistra è occupata dagli uomini di Togliatti, per logica coerenza, agli uomini del MSI non rimaneva che collocarsi al contrario di costoro”. Il giornale, in progressivo declino, terminerà le pubblicazioni nel 1959
(da: Mario Bozzi Sentieri, “Dal neofascismo alla nuova destra, le riviste 1944-1994”, Roma 2007)
PS: dimenticavo: la sede era a Roma, in via Milano 70….un indirizzo destinato a restare familiare per la destra politica (nella foto: l'attentato al Secolo del 7 marzo 1980)

FRONTE DELL’ ITALIANO
Il 26 settembre 1946, a Roma, è costituito il “Fronte dell’Italiano” che si presenta come “associazione” non come partito politico, e che costituisce l’embrione di quello che due mesi più tardi sarà il Movimento Sociale Italiano. inizialmente non nasce come partito tradizionale destinato a partecipare alle competizioni elettorali, bensì come movimento d’opinione destinato ad attrarre i reduci della RSI ma anche quelli che tornano dai campi di prigionia britannici, americani e francesi. Nel mese di ottobre del 1946, a Roma, nell’ufficio di Arturo Michelini, si riunisce un gruppo di persone che valuta la possibilità di costituire un partito.
All’incontro prendono parte: Arturo Michelini; Italo Formichella; Bruno Puccioni, legato a Pino Romualdi; Biagio Pace, Ezio Maria Gray; Nino Buttazzoni; Valerio Pignatelli; Giovanni Tonelli; il generale Muratori; Giorgio Pini; Francesco Galanti; Giorgio Bacchi, Gianluigi Gatti. Il 3 dicembre 1946, sempre presso lo studio di Arturo Michelini viene stipulato il documento costitutivo del Movimento Sociale Italiano, sottoscritto da Pino Romualdi, Arturo Michelini, Giorgio Pini, Biagio Pace, Nino Buttazzoni, Giorgio Bacchi, Valerio Pignatelli, Ezio Maria Gray, Italo Carbone, Emilio Profeta Trigone, Giulio Cesco Baghino, Giovanni Tonelli, Ernesto De Marzio, Costantino Patrizi, Giacinto Trevisonno. Il 26 dicembre 1946, la costituzione del M.S.I. è formalizzata con l’aggiunta di altri fondatori i: Bruno Puccioni, Roberto Mieville, Francesco Nicola Galante, Gianluigi Gatti, Nicola Foschini.

VOLONTARI NAZIONALI
Con il nome Volontari Nazionali per molti anni è stato definito il settore del servizio d'ordine del Movimento Sociale Italiano. Le sue origini risalgono alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso. Le "camicie grigioverdi" del Movimento Sociale Italiano ebbero la loro prima uscita pubblica in occasione dei funerali del maresciallo Rodolfo Graziani nel gennaio 1955.Un gruppo di Volontari Nazionali provenienti da varie regioni e guidati da Giorgio Almirante e Giulio Caradonna intervennero il 16 marzo 1968 presso l'Università "La Sapienza" di Roma per mettere fine all'occupazione dell'università da parte degli studenti, contrapponendosi anche ad esponenti della destra giovanile impegnati nell'occupazione. Nel 1971 Almirante nominò responsabile l'onorevole Tullio Abelli, per poi scioglierlo poco dopo, con la costituzione del MSI-DN.
Al settore dei Volontari, hanno fatto parte anche personaggi politici di spicco come Massimo Abbatangelo e Giancarlo Cito.
 Il simbolo si compone di una "V" di colore dorato all'interno della quale si staglia una fiamma che ricorda quella del simbolo del MSI-DN, il tutto su uno sfondo di colore nero.




NOVEMBTRE 1956

ANGELINO ROSSI CAPO DEI VOLONTARI NAZIONALI

ROMA 1955 - VIA VENETO
Alberto Rossi con la Guardia al labaro ai funerali di Graziani, 
afferrato per un braccio dal Questore di Roma, Arturo Musco

FOTO TRATTA DA LOTTA CONTINUA



1968 Assalto dei Volontari Nazionali all'Università di Roma






RAGGRUPPAMENTO GIOVANILE STUDENTI E LAVORATORI
Il Raggruppamento giovanile studenti e lavoratori è stato l'associazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, costituita nel 1947.
Il gruppo giovanile del MSI fu costituito nel dicembre 1946 con primo segretario il 22enne Lando Dell’Amico.  Pochi mesi dopo, nel 1947, fu denominato Raggruppamento giovanile studenti e lavoratori, con Roberto Mieville segretario. L'anno dopo Mieville, a 28 anni, fu uno dei primi 6 deputati del MSI eletti alla Camera. Il 31 ottobre 1947 vi confluirono i Nuclei Universitari e il 20 novembre aderì al Raggruppamento il Fronte Giovanile di Marcello Perina. La nuova giunta nazionale è composta dal segretario Mieville e da Giuseppe Ciammaruconi, Guido Scotto, Luca Blasi, Loris Lolli e Antonio Marietti. Nel primo statuto del MSI viene stabilito che fino ai 21 anni non si aderisce partito ma al "RGSL". Nel gennaio 1949 nasce il settimanale ufficiale, L'Assalto, anche se la rivista più seguita sarà La Sfida. La prima direzione nazionale si riunisce il 12 marzo 1949, con interventi di Mieville, Perina, Enzo Erra, Giuseppe Ciammaruconi, Primo Siena, Angelo Nicosia e Enrico De Boccard.
Pochi mesi dopo Mieville si dimette, sostituito da Cesco Giulio Baghino e la giunta azzerata. Nel maggio 1950 gli universitari lasciano il RGSL e fondano il FUAN. A Bologna in occasione della II assemblea nazionale del raggruppamento giovanile del settembre 1950, con interventi di Pino Rauti, Giorgio Pisanò, Silvio Vitale e Mirko Tremaglia, passa la linea "dell'opposizione sia al capitalismo che al comunismo". Entrano in giunta gli evoliani Fausto Gianfranceschi e Clemente Graziani. Nell'agosto 1952 nasce il primo campo paramilitare della storia della gioventù di destra: a Lavazè in Trentino, cui interverrà uno dei massimi dirigenti della Gioventù falangista spagnola, Josè Luis de Blas. Il 13 e 14 novembre 1954 l'allora Segretario del Raggruppamento giovanile studenti e lavoratori missino, Baghino, in occasione del I° convegno nazionale degli studenti medi del Movimento
Sociale Italiano, aveva invitato i settori degli studenti medi ad intitolare i propri gruppi, provinciali o comunali, con il nome Giovane Italia. Scopo dichiarato dell'allora segretario del Raggruppamento Giovanile Studenti e Lavoratori di Baghino, era quello di entrare con maggiore facilità nelle scuole, accantonando la sigla di partito, così come era stato già fatto a Palermo (Giovanni Gentile), Bari (Giovani Goliardi), Trieste (associazione studenti d'Italia), Bolzano (Sorci Verdi). Nel 1955 il neo segretario missino Michelini, affida il RGSL a Giulio Caradonna, mentre gli evoliani usciranno nel gennaio 1957 per confluire nel Centro Studi Ordine Nuovo. Nel 1967 Caradonna lascia la guida dei giovani missini a Massimo Anderson, che proveniva dalla "Giovane Italia". Il '68 vedrà i giovani del "RGSL" in linea con i vertici del MSI, spesso in
contrapposizione con gli universitari del FUAN. Un gruppo di giovani missini, con i Volontari Nazionali provenienti da varie regioni e guidati da Caradonna intervennero il 16 marzo 1968 presso l'Università "La Sapienza" di Roma per mettere fine all'occupazione dell'università da parte degli studenti, contrapponendosi anche ad esponenti della destra universitaria impegnati nell'occupazione. Nel settembre 1971 la Giovane Italia di Pietro Cerullo e il Raggruppamento Giovanile Studenti e Lavoratori guidato da Massimo Anderson, si sciolsero e confluirono nel Fronte della Gioventù, la nuova organizzazione giovanile dell'MSI.



GRUPPI DELL’ OROLOGIO
Nel 1963 nasce a Roma "L'Orologio" diretto da Luciano Lucci Chiarissi, una rivista e un laboratorio che riproponeva la tradizione del "fascismo di sinistra" in termini nuovi e molto più attenti all'evoluzione degli scenari italiani ed internazionali. Lucci Chiarissi, nato ad Ancona nel 1924, era stato volontario a Salò, aveva militato nell'immediato dopoguerra nel movimento clandestino dei FAR (Fasci di azione rivoluzionaria), e si era sempre sentito appartenente a una "sinistra nazionale". "L'Orologio" tentava di uscire dalla strada del "rancore eterno" e del nostalgismo fine a se stesso, contestando non solo il MSI micheliniano, ma anche i gruppi extraparlamentari come "Ordine nuovo" e "Avanguardia nazionale". Spiegava Lucci Chiarissi: «Annibale non è alle porte e comunque non lo è a causa del centro-sinistra». E "L'Orologio", che aveva lanciato il tema della riappropriazione delle "chiavi di casa", sostenne De Gaulle contro il Patto Atlantico e nella guerra dei "sei giorni" si schierò dalla parte dei paesi arabi contro l'imperialismo israeliano. «"L'Orologio" -ha scritto Giuseppe Parlato- individuò nel capitalismo e nell'imperialismo americano un pericolo maggiore di quello sovietico per la cultura e la politica italiana... E a differenza di tutti gli altri fogli neofascisti, "L'Orologio" assunse immediatamente una posizione nettamente a favore dei vietnamiti e della loro lotta per l'indipendenza». Sono gli anni in cui accanto -e spesso a fianco- di tanti gruppi extraparlamentari di destra, sorgono anche gruppi extraparlamentari ispirati al "fascismo di sinistra".

FRONTE UNIVERSITARIO DI’ AZIONE NAZIONALE (FUAN)


Fondato a Roma nel maggio  1950 da Franco Petronio, Tomaso Staiti di Cuddia, Benito Paolone, Giuseppe Tricoli  con Silvio Vitale primo presidente, fu sciolto nel 1996. Fondato come "Formazioni universitarie di avanguardia azionale" (FUAN) da giovani universitari aderenti alle sezioni giovanili del Movimento Sociale Italiano provenienti da diversi atenei italiani. Ebbe anche rappresentanti dentro l'Unuri, l'organo rappresentativo degli studenti universitari italiani negli
anni '50 e '60. Spesso entrò in contrasto con la linea ufficiale del M.S.I. , assumendo all'inizio degli anni '70 anche posizioni più radicali (come avvenne nel caso della sezione romana guidata da Biagio Cacciola, il cosiddetto FUAN-Caravella) ed extraparlamentari. Era stato proprio il primo presidente del Fuan Caravella, Giulio Caradonna nel 1968 a guidare l'assalto alla facoltà di
Lettere occupata, preoccupato, così come il MSI, della partecipazione dei militanti di destra, insieme agli studenti di sinistra, alla battaglia di Valle Giulia. Il 7 luglio 1972 a Salerno viene assassinato da un anarchico Carlo Falvella, vice presidente del FUAN della città campana. Il 28 febbraio 1975, a Roma, in piazza Risorgimento, viene ucciso con un proiettile in fronte, il giovane studente greco Mikis Mantakas, militante del Fuan Caravella. Nel 1979 prese il nome di "FUAN Destra Universitaria". Anche  Paolo Borsellino, il coraggioso magistrato rimasto ucciso nella strage di via d'Amelio il 19 luglio 1992 e medaglia d'oro al valor civile,  si iscrisse nel 1959 al "FUAN Fanalino" di Palermo, e ne fu rappresentante degli studenti, e il giudice Mario Sossi, rapito dalle BR.





ROMA 3 MAGGIO 1966
CESARE MANTOVANI PRESIDENTE DEL FUAN
MENTRE VIENE FERMATO DALLA POLIZIA

1978 - ROMA via Siena 
 





RIEPILOGO DAL "SECOLO D'ITALIA"



FEDERAZIONE NAZIONALE COMBATTENTI DELLA
REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA (FNCRSI)

 1971 -L' APPELLO DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE COMBATTENTI
 DELLA R.S.I. CONTRO ALMIRANTE E IL M.S.I.

 Febbraio 1969 volantino contro  la visita di Nixon in Italia 


 dicembre 1966 nella ricorrena della nascita del MSI

VOLANTINO CONTRO LA NATO




MENTRE I MISSINI PER IL SI, OVVERO PER L'ABROGAZIONE DEL DIVORZIO, 
I FASCISTI DALLA FNCRSI ERANO A FAVORE DEL DIVORZIO. 



GIOVANE ITALIA


ROMA 30 APRILE- 1 MAGGIO 1946
“Giovinezza”
“(il gruppo neofascista) al quale noi della Giovine Italia eravamo direttamente collegati, e che risultava di una trentina di persone in tutto, aveva carattere spiccatamente fascista. I suoi componenti erano tutti reduci della RSI, e ad essi si aggiungevano alcuni ex prigionieri d’Africa. Questo gruppo contava al suo attivo l’azione contro la stazione radio di Monte Mario a Roma, che fu una cosa di cui si parlò molto a quell’epoca, e rappresentò, in questo genere, l’unico avvenimento capace di competere con il rapimento della salma di Mussolini da Musocco, avvenuto, del resto, pochi giorni prima…. L’azione di Monte Mario doveva aver luogo, secondo il primo progetto, nella notte tra il 28 e il 29 aprile del 1946. per un complesso di motivi che è inutile star qui ad elencare, l’operazione venne effettuata invece nella notte dal 30 aprile al 1° maggio…
Chi studiò il progetto ritenne che sarebbe stato sufficiente occupare la stazione di Monte Mario, isolare questo posto dalla centrale di trasmissione di Roma, e parlare direttamente, per inserire sulle onde radio della rete nazionale il messaggio che si desiderava (il disco di “Giovinezza” ndr)
E questo fu, appunto, quello che avvenne quella notte…La polizia, dal canto suo, ebbe timore, credette che tali e tante fossero le forze neofasciste partecipanti all’aggressione, che gli ufficiali riuscirono a caricare le jeeps della Celere (le prime che si vedessero in giro) solo con grande fatica, e gli autisti, per stranissimo caso, sbagliarono strada, giungendo alla stazione radio con quasi tre quarti d’ora di ritardo……
Ecco come il Tempo, quotidiano romano del mattino, in data 1° maggio, descriveva quanto accaduto:
“Alle 22,55 l’aiuto operatore della RAI, Giuseppe Piccionetti, smontato dal servizio, stava uscendo dalla stazione radio di Monte Mario, quando veniva aggredito da un individuo che, dopo avergli puntato una pistola, gli metteva una benda sulla bocca e gli legava le mani dietro la schiena. Quindi lo respingeva dentro i locali della stazione, dove si trovava l’operatore Luigi Angioletti. Subito dopo, mentre alcuni “camerati” si intrattenevano fuori di guardia, cinque banditi facevano irruzione nella stazione. Tre di questi avevano il volto coperto da fazzoletti neri. Tutti erano armati di rivoltelle e di bombe a mano”
(Mario Tedeschi, “Fascisti dopo Mussolini”, Roma 1950)

Milano 1968/69 - Corso Monforte 13 
La storica sede della Giovane Italia 
Nel 1970 fu chiusa e cominciò la storia di San Babila















MAGGIO 1969
Aldo Zeni, segretario della Giovane Italia milanese, alla sua destra Attilio Carelli


 “….noi concepiamo la giovinezza non come dato anagrafico e fatto biologico, ma essenzialmente come attitudine spirituale, come tono e stile di vita. Essa è definita dall’entusiasmo e dalla generosità di chi segue un ideale per solo amore di questo ideale; dalla volontà per l’incondizionato, inseparabile da ogni idealismo; dal piacere per l’azione; dall’impulso al rinnovamento, alla marcia in avanti; dal disdegno per la vita comoda…”
(dalla “Carta della Gioventù”, redatta da Julius Evola, e approvata come documento ufficiale all’Assemblea costitutiva della Giovane Italia, il 13 e 14 novembre del 1954)



La Giovane Italia è stata un'associazione studentesca legata al Movimento Sociale Italiano, costituita nel 1954 e confluita nel 1971 nel Fronte della Gioventù. L'associazione studentesca Giovane Italia nacque ufficialmente a Roma il 13 e 14 novembre 1954 in occasione del I convegno nazionale degli studenti medi del Movimento Sociale Italiano che si tiene nel salone dell'associazione artistica internazionale di Via Margutta. Fino a quel momento i giovani nel Msi confluivano nel Raggruppamento Giovanile Studenti e Lavoratori costituito nel 1947 con Roberto Mieville primo segretario. Come simbolo venne scelta una fiaccola tricolore.  Se il simbolo era coniato ex novo, il nome della Giovane Italia non costituiva novità, in quanto l'allora Segretario del Raggruppamento giovanile studenti e lavoratori missino, Cesco Giulio Baghino, con una circolare aveva invitato i settori degli studenti medi ad intitolare i propri gruppi, provinciali o comunali, con il predetto nome. Scopo dichiarato dell'allora segretario del Raggruppamento Giovanile Studenti e Lavoratori del MSI, era quello di entrare con maggiore facilità nelle scuole, accantonando la sigla di partito, così come era stato già fatto a Palermo (Giovanni Gentile), Bari (Giovani Goliardi), Trieste (associazione studenti d'Italia), Bolzano (Sorci Verdi). Nella circolare venivano tracciate le finalità della Giovane Italia e cioè il risvegliare in tutti gli studenti il senso della patria e il
promuovere attività culturali, scientifiche, ricreative e sportive. Al convegno di Roma, che sancì la fondazione della Giovane Italia quale organismo autonomo nazionale, seppur agganciato al Movimento Sociale Italiano ed al quale partecipano oltre 200 giovani in rappresentanza delle associazioni provinciali, costituite nelle varie regioni, furono eletti Massimo Anderson, primo Segretario Generale, e Fabio De Felice Presidente. Il discorso inaugurale fu tenuto dallo studente universitario Angelo Nicosia, che ne diviene presidente dal 1955 al 1957. Il primo documento ufficiale della Giovane Italia fu la "Carta della Gioventù", elaborata da Julius Evola nel 1951, su cui si basano la dottrina e la finalità dell'associazione. Secondo Evola la concezione di vita fornita era "spiritualistica" e si contrapponeva a quella "materialista" del marxismo. Nella Carta si definiva un modello di giovane appartenente dotato di "carattere rivoluzionario", "militante" e che doveva "possedere una visione spirituale, eroica ed agonistica della vita". La Giovane Italia fu strutturata in associazioni provinciali cui facevano capo tutti i nuclei studenteschi esistenti nella provincia e nel capoluogo. Al vertice il Presidente Nazionale, eletto dal congresso nazionale, il Segretario Generale e l'Esecutivo Nazionale. In seguito all'allontanamento di De Felice dal MSI, nel 1955 nuovo Presidente divenne il giovane deputato Angelo Nicosia, che nominò un nuovo esecutivo composto tra gli altri da Giulio Maceratini. Nel 1957 Fausto Gianfranceschi sostituisce Nicosia e rinnovò l'esecutivo della Giovane Italia.
L'organizzazione promosse e guidò manifestazioni studentesche per il miglioramento delle strutture e dei programmi scolastici, ma anche per l'italianità di Trieste, a favore della rivolta anticomunista di Budapest, per l'intangibilità dei confini italiani in Alto Adige e contro la repressione degli scioperi in Polonia, nel dicembre 1970, culminati con l'ordine di aprire il fuoco sulla folla dei dimostranti a Danzica che causò 44 morti e centinaia di feriti. Rispetto ai fatti di Polonia, le manifestazioni della Giovane Italia furono caratterizzate da particolare animosità, tanto da sfociare in uno scontro fisico con militanti socialisti a Battipaglia, il 20 dicembre 1970, che fu oggetto di interrogazioni parlamentari, nel quale venne lievemente ferito un consigliere comunale socialista. Fu presente anche nel campo sportivo con società dilettantistiche nei settori dell'atletica leggera, della pallacanestro e del calcio, affiliate al Centro Nazionale Sportivo Fiamma. Nella seconda metà degli anni sessanta, in seguito ad una cattiva gestione dei quadri dirigenti ed al mutato clima sociale, che vedeva una forte crescita delle organizzazioni studentesche di sinistra e dei gruppi extraparlamentari la Giovane Italia accusò una profonda crisi.
Il fenomeno del '68 colse i vertici dell'associazione completamente impreparati, mettendo in crisi il mondo giovanile della destra, tagliato fuori dalle università e dalle scuole sia per diffidenza degli ambienti di sinistra nei confronti dei giovani di destra sia per riluttanza dei vertici di partito a cavalcare la cosiddetta rivolta "antisistema". L'indebolimento dell'associazione, acuito dallo scoppio dalla protesta giovanile del '68 e dal rifiuto del Movimento Sociale Italiano di appoggiare la partecipazione di militanti di destra ad esso portò nel settembre 1971 la Giovane Italia guidata da Pietro Cerullo a confluire con il Raggruppamento Giovanile Studenti e Lavoratori di Massimo Anderson nel Fronte della Gioventù, la nuova organizzazione giovanile dell'MSI. Segretari furono : Fabio De Felice 1954-1955-Angelo Nicosia, 1955-1957-Fausto Gianfranceschi 1957-1966 -Massimo Anderson 1966-1969 e Pietro Cerullo 1969-1971.




















PRIMULA GOLIARDICA
Fu un gruppo politico universitario di destra sociale attivo a cavallo del 1968 all'Università La Sapienza di Roma. Il suo organo di stampa si chiamava Università 70.
Protagonista della stagione del Nazi-maoismo, raccolse adesioni tra i neofascisti e gli studenti di estrema destra, partecipò assieme ai gruppi di sinistra ed estrema sinistra all'occupazione di alcune facoltà universitarie nel periodo della contestazione contro il sistema universitario e le baronie. Prese attivamente parte il 1º marzo 1968 alla Battaglia di Valle Giulia.
Il 16 marzo, prima delle elezioni politiche, però, il Movimento Sociale decise di intervenire direttamente per stroncare le occupazioni mobilitando i propri Volontari Nazionali. Alcune ricostruzioni affermano che i missini, guidati da Giulio Caradonna, andarono allo scontro con Lettere, facoltà occupata dagli studenti di sinistra, ma furono affrontati anche dai militanti di Primula Goliardica.
Gran parte degli aderenti, come Enzo Maria Dantini e Ugo Gaudenzi, confluì poi nell'Organizzazione Lotta di Popolo.

CARAVELLA
Nato nel 1948 come gruppo universitario "La Caravella" del Raggruppamento giovanile studenti e lavoratori" del MSI, nel 1950, con la fondazione del FUAN, divenne "FUAN-Caravella", con presidente Nel 1968 tale sezione fraternizzò con i gruppi della sinistra extra-parlamentare che avevano occupato la facoltà di giurisprudenza, assieme a studenti di Avanguardia Nazionale, di Primula Goliardica e di altri gruppi di destra e prese attivamente parte il 1 marzo 1968 alla Battaglia di Valle Giulia.
L'operazione rappresentò un primo esperimento di quella particolarissima esperienza. Essa venne però violentemente sconfessata dai vertici del MSI; Giorgio Almirante in persona, con l'ex presidente degli universitari missini Giulio Caradonna, fece irruzione alla facoltà di Lettere 
occupata seguito da un gruppo di membri del servizio d'ordine del partito che, dopo aver obbligato gli studenti del FUAN-Caravella ad abbandonare l'impresa, inscenarono una rissa con quelli di sinistra, sedata soltanto dall'arrivo delle forze dell'ordine.
In seguito a questo episodio la sezione venne dichiarata sciolta, ma continuò in realtà ad operare, diventando un gruppo autonomo, che in seguito sarebbe confluito in Lotta di Popolo. Negli anni '70 fu guidata da Biagio Cacciola.











FRONTE NAZIONALE
Venne fondato nel 1967 dal principe Junio Valerio Borghese, capo, durante la seconda guerra mondiale, della Xª Flottiglia MAS, reparto che lo aveva seguito anche durante la Repubblica Sociale Italiana. Uscì dal Movimento Sociale Italiano nel 1968.
Il Fronte nazionale ebbe contatti con Ordine Nuovo prima del riassorbimento nel MSI e cercò adesioni soprattutto fra gli uomini delle disciolte formazioni della Repubblica Sociale Italiana. Fu importante punto di riferimento per i militanti di Avanguardia Nazionale e grande fu la considerazione di Borghese per Stefano Delle Chiaie capo storico della medesima organizzazione.
Si articolava in delegazioni regionali e provinciali con poche centinaia di aderenti e con sedi ad Ancona, Bari, Biella, Catanzaro, Como, Genova, Firenze, La Spezia, Lucca, Massa, Matera, Napoli, Palermo, Parma, Perugia, Pisa, Reggio Calabria, Sassari, Terni, Torino, Treviso, Venezia, Vercelli, Verona, Vicenza.
Borghese, fu accusato del tentativo di colpo di Stato del 1970, il cosiddetto golpe Borghese, si vantò die ebbe  una parte importante nella rivolta di Reggio Calabria


AVANGUARDIA NAZIONALE



E' stata un'organizzazione nazional-rivoluzionaria italiana, fondata il 25 aprile 1960 da Stefano Delle Chiaie e disciolta formalmente nel 1976. Stefano Delle Chiaie abbandonò il Movimento Sociale Italiano nel 1956 e insieme ad altri fuoriusciti aderì al Centro Studi Ordine Nuovo di Pino Rauti. In seno al movimento, in polemica con i dirigenti, fondò nel 1958 i Gruppi Armati Rivoluzionari (GAR), che, malgrado il nome, non disponevano di nessun tipo di arma e non svolsero nessuna attività militare, si proclamandosi invece a favore di uno scontro frontale con il sistema democratico, conducendo una campagna per l'astensionismo di massa. Divenendo il primo movimento politico ad incitare gli elettori a votare scheda bianca, provocando un certo disorientamento in quei settori dell'opinione pubblica che riuscirono a raggiungere: infatti, non era ancora chiaro se tale atteggiamento fosse legale o meno.
Il movimento, pur rimanendo formalmente interno al movimento di Pino Rauti, ne contestava la posizione assunta in occasione delle elezioni politiche di quell'anno, che consisteva nella decisione di non partecipare in alcun modo alla competizione, in un atteggiamento di sdegnoso rifiuto della democrazia di stampo puramente evoliano. Stefano Delle Chiaie e altri dirigenti furono denunciati alle forze dell'ordine, denuncia che fu fatta decadere in quanto nessuno sapeva bene quale comportamento assumere in un simile caso, né quale preciso capo d'imputazione fosse loro addebitabile. Circa due anni dopo, nel 1959, avvenne il distacco definitivo dal Centro Studi Ordine Nuovo, in polemica con Rauti che non voleva impostare il Centro Studi come un movimento politico. I GAR cambiarono denominazione in "Avanguardia Nazionale Giovanile".
Costanti furono gli scontri con i giovani del PCI e del Movimento studentesco. Il 25 aprile 1964, in occasione dell'Anniversario della liberazione, i militanti di Avanguardia Nazionale, al grido "Il 25 aprile è nata una puttana" assaltarono la casa dello studente di Roma provocando due feriti. Nel 1965 Avanguardia Nazionale Giovanile, sotto pressione per le indagini e le perquisizioni di polizia,decise di autosciogliersi e gli aderenti, pur non rompendo i collegamenti tra loro, parteciparono sotto altre sigle all'esperienza politica della destra radicale non dissimilmente da quanto faceva il Centro Studi Ordine Nuovo. Il 1 marzo 1968, nell'ambito delle prime manifestazioni studentesche a Roma, Delle Chiaie si trovò nel corteo studentesco alla guida del gruppo romano della disciolta Avanguardia Nazionale, assieme al FUAN-Caravella e a Primula Goliardica. Giunto il corteo a Valle Giulia si trovò la strada sbarrata da un cordone di polizia. La situazione rapidamente degenerò e Delle Chiaie guidò l'attacco contro la polizia che diede il via agli scontri noti come la Battaglia di Valle Giulia. Avanguardia Nazionale era inoltre supportata da alcuni esponenti del FUAN e del
MSI. Famosoancora oggi, il poster edito da Feltrinelli sui primi scontri avvenuti davanti alla Facoltà di architettura e legge, in cui le prime file sono costituite da militanti di Avanguardia Nazionale, ancora non ufficialmente ricostituita. Riconoscibili in prima fila, Stefano Delle Chiaie, i fratelli Di Luia e Mario Merlino con molti altri aderenti e militanti alla Primula Goliardica, organizzazione universitaria di allora.

Nel 1970 lo stesso Delle Chiaie decise di espatriare all'estero trasferendosi in Spagna. Il lungo iter giudiziario conclusosi nel 1987 appurò poi l'estraneità ai fatti di Avanguardia. Avanguardia Nazionale Giovanile fu ricostituita nel 1970, inizialmente sotto la guida di Sandro Pisano, poi di Adriano Tilgher, in concomitanza con il processo di parziale riassorbimento di Ordine Nuovo nel MSI ma assunse la nuova denominazione di "Avanguardia Nazionale". Stefano Delle Chiaie fu accusato di aver preso parte al tentato golpe Borghese del 1970, dove secondo prese parte al fallito golpe Borghese e Delle Chiaie, secondo Athos De Luca, membro della commissione stragi, nella notte del 7 dicembre 1970 comandò l'unità composta da militanti di Avanguardia Nazionale penetrata all'interno del
Ministero dell'Interno. Chiamato in giudizio, dimostrò di trovarsi all'estero in quei giorni, precisamente a Barcellona. Secondo Adriano Tilgher quel giorno alcuni nuclei di avanguardisti erano riusciti a penetrare nel Viminale e rimasti nascosti nei bagni avevano atteso la chiusura degli uffici. A quel punto avevano aperto le porte e avevano fatto penetrare all'interno un nucleo più consistente giunto dal Quadraro che era stato rifornito con MAB 38. Ma a quel punto un contrordine fece fallire l'operazione.Tra il 1970 e il 1971 molti 
militanti di Avanguardia Nazionale presero parte ai Moti di Reggio. Il 5 giugno 1976 il tribunale di Roma condannò gran parte dei dirigenti e degli attivisti di Avanguardia Nazionale per ricostituzione del disciolto partito fascista. Adriano Tilgher in tribunale tentò di scagionare gli attivisti argomentando che la maggior parte delle sezioni di AN erano chiuse da più di un anno e che gli unici militanti ancora attivi erano lui stesso, Delle Chiaie, Cesare Perri e Stefano Migrone. Dei sessantaquattro indagati trentuno furono condannati a pene
inferiori a quelle richieste dal Pubblico Ministero e gli altri assolti. Il 7 giugno 1976 Tilgher, dopo aver convocato una conferenza stampa, sciolse il movimento anticipando la decisione del Ministero dell'Interno che pose Avanguardia Nazionale fuori legge il giorno seguente. Il simbolo di Avanguardia Nazionale è la runa othala ("di Odal). Negli anni novanta, in seguito alle deposizioni presso la Commissione Stragi, e ogni altro processo generato dallo stato, e dai pentiti di 'ndrangheta Giacomo Lauro e Carmine Dominici, il gruppo, 
insieme al Comitato d'azione per Reggio Capoluogo guidato da Ciccio Franco accusato di aver commissionato alla 'ndrangheta alcune azioni eversive tra cui la Strage di Gioia Tauro. Le parole di Lauro causarono il coinvolgimento anche di alcuni ex esponenti del dell'MSI reggino come Fortunato Aloi il senatore Renato Meduri  ipotizzando un piano preciso per destabilizzare il paese a partire dal sud, dopo l'inizio da nord della Strategia della tensione. Tutti i personaggi coinvolti nell'inchiesta, risultando innocenti, furono già prosciolti in fase istruttoria ad eccezione dello stesso Giacomo Lauro che dopo essere stato inizialmente assolto il 27 febbraio 2001 avendo riscontrato la mancanza di dolo. 


Nel 1970 Stefano Delle Chiaie ripara in Spagna.  Ed è proprio in questo contesto che si ebbe il primo esperimento radiofonico di matrice nazional rivoluzionaria. In quel periodo Avanguardia Nazionale era sottoposta continuamente ad accuse pesantissime, alimentate dai media di regime. Malgrado la situazione fosse oltremodo difficile, era in atto un tentativo di unificazione tra A.N. e Ordine Nuovo su iniziativa di Stefano Delle Chiaie.  Tra i principali attori di questo progetto politico troviamo anche per la parte ordinovista: Lello Graziani e Paolo Signorelli. C'era però la necessità di rispondere alle tante accuse utilizzando un mezzo di informazione estremamente semplice quanto efficace.  Prendendo spunto da una radio spagnola che trasmetteva all'estero in più lingue, per contrastare la propaganda contraria al regime di Franco,  Delle Chiaie chiese alle autorità spagnole di poter utilizzare uno strumento identico per controbattere l'azione di disinformazione rivolta contro A.N. trasmettendo bollettini in italiano dalla Spagna. Come rammenta lo stesso Delle Chiaie, nel suo libro L'Aquila e il Condor, non fu così automatico ottenere tale concessione, perché gli spagnoli avevano il timore di inasprire ulteriormente i rapporti con l'Italia. Fu necessario quindi stabilire modalità e limiti da applicare al programma radio, per poter usufruire dell'autorizzazione. In una recente intervista, ho chiesto a Stefano Delle Chiaie quante emittenti oltre quella spagnola avesse in dotazione Avanguardia. La sua risposta è stata che: "Avanguardia Nazionale, non disponeva di altre radio. L'unica emittente utilizzata fu quella che ci concesse l'autorità spagnola. Trasmettevamo in Italia per un'ora al giorno ed il gruppo redazionale era composto da cinque camerati latitanti italiani. Avevo affidato la direzione della redazione ad Elio Massagrande di Ordine Nuovo. Lo avevo fatto perché ero impegnato nel tentativo di unificare A.N. e O.N. quindi questo incarico era a sostegno della mia iniziativa". Massagrande
concordava con il leader di A.N. i testi da utilizzare alla radio che, come sostiene Delle Chiaie ebbe una duplice funzione:" Da un lato serviva per rispondere alle accuse che in quel momento venivano riversate su A.N. . Era inoltre un mezzo per commentare,  secondo la nostra ottica, la situazione politica italiana". Era necessario perciò avere fonti certe e notizie sicure: "Era la redazione che raccoglieva le notizie ed elaborava i servizi. Le notizie ci provenivano dai nostri camerati in Italia, oltre che da contatti con giornalisti operativi all'estero". La radio di Avanguardia Nazionale aveva una redazione molto snella seppur efficace: "Era composta dalle suddette cinque persone e contava esclusivamente sulla strumentazione fornita dalla radio spagnola. Questo esperimento precorse i tempi, anche perciò che concerne il percorso e la successiva evoluzione delle radio alternative. Delle Chiaie non usa mezzi termini anche riguardo al MSI: "all'epoca non vi erano radio alternative nel nostro settore ed il "muro" della falsa informazione era compatto da destra a sinistra". A quel tempo chiosa Delle Chiaie di "alternative vi erano solo le accuse riversate su di noi e le nostre riflessioni, erano mirate a concretizzare l'informazione che dovevamo opporre alla controinformazione di regime". Da un punto di vista pratico, i bollettini dalla Spagna  incontrarono non poche difficoltà di ricezione in Italia, dovute alla lunghezza d'onda utilizzata. Non sempre fu facile raggiungere tutti.  Resta il fatto puramente politico. Il tentativo di A.N. di bucare il muro della informazione faziosa e di regime, aggirando il monopolio Rai, fu senza dubbio,  almeno per quanto riguarda l'Italia, il  primo relativo all'area nazional rivoluzionaria.
Alessandro Alberti








TRIESTE 1972
COMIZIO DI AVANGUARDIA NAZIONALE

14 LUGLIO 1970 LA RIVOLTA DI REGGIO CALABRIA








20 SETTEMBRE 1971


I FUNERALI DI CARMINE JACONIS
UCCISO DALLA POLIZIA DURANTE I MOTTI DI REGGIO

VOLANTINO DISTRIBUITO A MILANO il 6 DICEMBRE 1972
Avanguardia Nazionale sola contro la reazione marxista e borghese.

I militanti Nazonal Rvoluzionari : Umberto Vivirito, Alessandro D'Intino, Riccardo Manfredi e Michele Rizzi, furono aggrediti in via Torino da una moltitudine di picchiatori, rampolli della borghesia della cosiddetta Milano bene. Gli Avanguardisti si difesero con valore fino allo stremo. Riccardo Manfredi si comportò da leone in soccorso dei camerati . La stampa del sistema, spudoratamente scrisse ' di vile "aggressione fascista" Una masnada inferocita contro quattro "Leoni" ! I camerati feriti e malconci furono arrestati e rinchiusi nel carcere di San Vittore, seppur minorenni. Radunai i militanti Milanesi di A.N. ed organizzai una protesta dinanzi a San Vittore. Giancarlo Esposti in quel periodo era "ospite" di San Vittore. Con gli altri camerati richiusi esposero uno striscione con la Runa di Othal.
AVANGURDIA VIVE !

P.S.
(L'unico nostro organo e strumento d'informazione, era un vecchio Ciclostile...)

CORRIERE DELLA SERA 6 GIUGNO 1976

1971 MILANO "LA MAGGIORANZA SILENZIOSA"
A Milano nel 1971 si costituì il “Comitato cittadino anticomunista per la difesa della libertà”. Il “Comitato cittadino” che diede vita al movimento di “maggioranza silenziosa” prese forma da una serie di incontri che si svolsero nel febbraio del ’71 nella sede del Pdium di Milano. Alla prima riunione del 1 febbraio parteciparono: Luciano Buonocore del Fdg, Gabriele Pagliuzzi presidente provinciale dei giovani liberali, Pasqualino di Marineo democristiano,  Giampaolo Landi  e Cristiano Fiori di simpatie monarchiche, Elena Manzoni del circolo “Jan Palach”, Franco Nodali e Franco Formenti dell’associazione dei “Bocconiani indipendenti”, gruppo di ispirazione liberale, ancora un liberale Priori, Bruno Sebastiani del gruppo tradizionalista “Alleanza cattolica”, Giorgio Muggiani per il “Comitato Tricolore”, infine, Nava del “Nucleo Genitori Anticomunisti”. Il 13 marzo sfilò il primo corteo autorizzato del movimento, al quale parteciparono migliaia di cittadini milanesi di varia estrazione sociale e colorazione politica. Alla manifestazione diedero il loro pubblico appoggio, oltre al direttore delle “Notte” Nutrizio,  che vi partecipò e personalità di spicco del mondo politico della città: Massimo De Carolis (Dc), Vittorio D’Ajello (Psdi), Antonio Del Pennino e Pietro Bucalossi (Pri)». M. De Troia,
da : “Fronte della Gioventù. Una militanza difficile tra partito e società civile', Roma, Settimo Sigillo, 2001” 

COSTRUIAMO L' AZIONE
Fu un movimento politico italiano di  nato, alla fine del 1977, parallelamente alla pubblicazione dell'omonima rivista, su iniziativa di Paolo Signorelli e Sergio Calore. Contrariamente alla gran parte dei movimenti della destra radicale attivi negli anni settanta, l'esperienza movimentista di CLA, trovò la sua specificità sul piano politico e strategico nel tentativo di superamento dei cosiddetti opposti estremismi in previsione di una possibile convergenza operativa con gli omologhi gruppi della sinistra extraparlamentare volta a colpire i simboli del potere statale. 
L'arresto di Calore e di Fabio de Felice, due dei leader dell'organizzazione, contribuirono, in concorso con altre ragioni convergenti, al progressivo dissolvimento del movimento che terminò quindi la sua esperienza nel 1980. Nel maggio del 1977, dopo la cattura di Pierluigi Concutelli e di altri neofascisti nell'ambito dell' inchiesta per l'omicidio del giudice Vittorio Occorsio, Sergio Calore e Paolo Signorelli, assieme ad alcuni esponenti della destra radicale come Fabio de Felice, Paolo Aleandri e Massimiliano Fachini, scampati a quell'ondata di arresti, decisero di dare vita ad una nuova iniziativa politico-culturale attraverso in-primis la pubblicazione di un giornale.
« Sergio Calore, che potremmo definire il mio braccio destro per tutta l’area nella provincia di Roma, mi propose, insieme ad altre persone di Tivoli, di dar vita ad una nuova iniziativa politica con la pubblicazione di un giornale. Così insieme decidemmo di fondare Costruiamo l’azione. Io, poi, feci confluire nell’iniziativa altre persone con le quali, dopo molti anni, avevo riallacciato i contatti. Come Fabio De Felice, che non vedevo dal ’53, anno della sua uscita dal Msi, e come il criminologo Aldo Semerari. Nacque così questo foglio di lotta »
(Paolo Signorelli)
Registrato presso il tribunale di Roma nel gennaio del 1978, il primo numero venne pubblicato agli inizi del 1979, a cui seguirono altre cinque uscite.
Apertamente dichiaratosi ostile al Msi, la linea politica del movimento rispecchiava le tre componenti che contribuivano ad animarlo ed essenzialmente corrispondenti a tre diverse generazioni: la vecchia guardia fascista di stampo golpista emassonica, più incline a trattare alla pari con gli uomini di potere dello stato, delle forze armate e della magistratura e che faceva capo essenzialmente a De Felice; la frangia riconducibile a Signorelli e Fachini e incentrata maggiormente su principi ordinovisti; infine la nuova leva, legata a Calore e Aleandri e mirata al disconoscimento totale di qualsiasi ideologia della tradizione fascista e rivolta ad un "ambiente non vincolato ai limiti della destra", con particolare attenzione all'area della sinistra . Gli ideologi di CLA elaborarono una cosiddetta strategia dell'attenzione nei confronti della sinistra radicale: un tentativo, cioè, di superamento degli steccati ideologici del tutto similare a quella strategia di alleanza operativa e di conseguente abbandono della storica contrapposizione con la sinistra radicale e militante prefigurata, in quello stesso periodo, dall'ala spontaneista dell'eversione neofascista impersonata dai Nuclei Armati Rivoluzionari. "Nessuno dei nostri dovrà mai attaccare né aggredire gli autonomi, né però dovrà essere loro consentito il contrario." Un tentativo di convergenza che però non poté contare mai su di un reale coinvolgimento della sinistra che bocciò con diffidenza, almeno sul terreno politico, il possibile progetto di cooperazione.  « Da parte mia esiste un’ adesione alla metodologia dell’Autonomia Operaia consistente nel fatto che ritengo necessario, al fine di un concreto cambiamento della situazione politica esistente, un processo di presa di coscienza delle masse proletarie e sottoproletarie tendente a sostanziarsi in un allargamento dell’area di libertà e di partecipazione alla vita politica e sociale […]. Nella mia concezione politica ritengo che la forma Stato attuale non garantisca sufficienti livelli di partecipazione. Consideravo come possibile referente di ogni nostra azione, di ogni nostro discorso, tutta quell’ area che opportunamente la scuola sociologica di Francoforte ha definito come area del Rifiuto […]. Questo tipo di impostazione portava a considerare omogenee aree
estremamente diversificato nella loro origine. Tra le quali, la cosiddetta Autonomia Operaia, ma anche tutte le aree devianti, da quelle della criminalità a quelle del Manicomio, dell’emarginazione sociale nel territorio, i cosiddetti sobborghi, le baraccopoli eccetera. In questa tematica si era venuto a creare un punto d’incontro teorico, tra chi, come noi proveniva da una esperienza politica motivata quasi esclusivamente sul piano esistenziale e chi proveniva da una esperienza propriamente marxista-leninista ma che la rifiutava nella sua formulazione ortodossa, il “materialismo dialettico »
(Sergio Calore)
Quel che è certo è che i militanti di CLA sono assolutamente intenzionati ad abbandonare i vecchi retaggi del passato ancorati al mito dell'organizzazione monolitica, elitaria e strutturalmente rigida e dogmatica, in favore di una strategia rivoluzionaria antisistema che muova essenzialmente dal basso, attraverso un'opera di penetrazione e collegamento dei singoli gruppi che, senza perdere la loro identità e libertà d'azione, si raccordano poi in funzione di un unico disegno politico e operativo, un unico polo di aggregazione per la lotta rivoluzionaria. È la cosiddetta strategia dell'arcipelago. 
L'ondata di arresti che, verso la fine del 1979, decapita la dirigenza e coinvolge gran parte dei militanti che gravitano intorno al movimento, contribuisce in maniera perentoria alla fine dell'esperienza politica del movimento che di fatto si conclude nell'estate del 1980.

FRONTE NAZIONALE
Il Fronte Nazionale è fondato il 21 dicembre 1990, ma la costituzione ufficiale del movimento avviene il 12 gennaio 1991, a Ferrara. Dallo statuto: "Riconoscendosi la funzione di "Ordine sociale", il Fronte Nazionale è il sodalizio politico che intende custodire i lineamenti essenziali che formano lo Stato-Nazione. [...] Perseguendo il bene della comunità nazionale nella sua totalità e trascendenza rispetto al bene individuale e all'interesse privato, il sodalizio si propone di orientare il bene transitorio della comunità nazionale attuale -sintesi storica delle generazioni passate, presenti, future- al bene perpetuo della Nazione. In questa prospettiva, il rispetto dell'omogeneità etnica del corpo sociale dello stato nazionale assume per il sodalizio significato fondamentale". Il simbolo del Fronte Nazionale è raffigurato da un monogramma, che stilizza l'acronimo F.N., in colore rosso, inserito nel cerchio bianco, quest'ultimo incluso in un quadrato blu. Le funzioni del sodalizio sono svolte mediante gli organi seguenti: il reggente, il comitato di reggenza, l'ufficio di reggenza, il consiglio dei responsabili territoriali, la consulta nazionale.
La funzione di rappresentanza e di coordinamento dell'attività del Fronte Nazionale è affidata a Franco Freda, che assume l'incarico di reggente. Cesare Ferri viene nominato sostituto reggente. I  militanti sono coordinati dai responsabili territoriali. Nel gennaio 1993 la struttura viene gerarchizzata in modo più rigido: Cesare Ferri, Aldo Gaiba, Gianfranco Nini e Vincenzo Campagna assumono, rispettivamente, il coordinamento delle sedi territoriali del Nord-Ovest, del Nord-Est, del Centro e del Sud. Sedi territoriali del sodalizio si trovano a Milano, Varese, Verona, Padova, Pordenone, Bologna, Ferrara, Rimini, Terni, Chieti, Napoli, Salerno, Taranto, Catanzaro, Lamezia Terme, Catania. Fra il 1990 ed il 1993, il Fronte Nazionale svolge una azione di propaganda riguardo alla cosiddetta "questione razziale". La nascita del sodalizio, del resto, è dettata proprio da una reazione di rigetto da parte di elementi già politicamente attivi nel' area del neofascismo nei confronti dell'emergere del flusso immigratorio di origine extraeuropea. Lo scopo è quello di opporsi all'immigrazione, considerata segno della decadenza delle "stirpi europee". Il Fronte Nazionale cura anche la pubblicazione de L'Antibancor, rassegna di studi economici e finanziari.
Il 12 luglio 1993, per ordine dell'autorità giudiziaria di Verona vengono arrestati, con le accuse di ricostituzione del partito fascista e di incitamento all'odio e alla discriminazione razziale, Franco Freda, Aldo Gaiba, Cesare Ferri, l'addetto alla sede territoriale di Verona ed alcuni militanti veronesi. Con il procedere dell'inchiesta l'elenco degli inquisiti si allunga e finisce con il comprendere circa ottanta fra militanti e simpatizzanti del movimento. Freda e altri quarantanove aderenti al sodalizio vengono, infine, rinviati a giudizio per ricostituzione del partito fascista. Nel 1995 la Corte d'Assise di Verona condanna Freda a sei anni di reclusione, Cesare Ferri a  quattro anni e sei mesi, Aldo Gaiba a quattro anni e gli altri aderenti a pene minori.
Nel 1998 la Corte di Assise d'Appello di Venezia conferma la sentenza di primo grado. Nel 1999 la Corte di Cassazione annulla la sentenza ed applica, in ordine al reato previsto dall'art. 1 comma 3 L. 25 giugno 1993 n. 205 (cd. legge Mancino) le seguenti pene: tre anni di reclusione a Freda, un anno e otto mesi a Cesare Ferri, un anno e quattro mesi ad Aldo Gaiba, pene minori agli altri imputati. Il Fronte Nazionale viene sciolto dal Ministero dell'Interno con decreto del 9 novembre 2000.


Programma del Fronte Nazionale (1990)

1) La chiusura effettiva delle frontiere all’immigrazione extraeuropea.
2) L’espulsione immediata degli stranieri extraeuropei immigrati illegalmente (clandestini)
3) La cancellazione graduale sino all’abrogazione totale della cd. “legge Martelli” e il rimpatrio di tutti gli stranieri extraeuropei immigrati il cui soggiorno in Italia risulta finora consentito dalla stessa.
4) La revoca della cittadinanza italiana a tutti gli extraeuropei immigrati che l’abbiano ottenuta a partire del 1970.
5) La concessione, a tempo determinato, dello statuto di ‘lavoratore ospite’ agli stranieri europei extracomunitari, applicando il contingentamento della loro presenza su base comunale (non su base nazionale), limitato al 2% del complesso della forza lavoro locale.
6) L’imposizione, ai datori di lavoro che richiedano mano d’opera da Paesi europei extracomunitari, di provvedere alla sistemazione abitativa del ‘lavoratori ospiti’.
7) L’effettuazione di severi controlli sanitari alle frontiere nazionali.
8) L’istituzione di centri culturali destinati agli stranieri extracomunitari, per contribuire a preservarne costumi, tradizioni, religiosità specifiche durante il soggiorno in Italia.
9) Lo svolgimento di una organica politica di equa cooperazione interrazziale, mirante a prevenire l’emigrazione dai territori extraeuropei, attraverso soluzioni economiche fondate sulle risorse e sui bisogni primari dei loro popoli - osservando regole conformi alle loro tradizioni e rispettando esigenze estranee allo sfruttamento plutocratico.
A ciascun popolo:
la propria terra
le proprie risorse
la propria dignità etnica

FRONTE SOCIALE NAZIONALE 
Fondato nel 1997 da Adriano Tilgher e Tomaso Staiti di Cuddia. Il partito, inizialmente chiamato Fronte Nazionale, ha poi cambiato il nome in "Fronte Sociale Nazionale" nel 2001. 
Il partito si caratterizzava in ambito giovanile-studentesco attraverso la sua organizzazione giovanile, il Fronte Nazionale Giovani. Il 13 luglio 1997 Tomaso Staiti di Cuddia e Adriano Tilgher con Enzo Erra e Guido Mussolini autoconvocano un'assemblea di circa duecento dirigenti e militanti del Movimento Sociale-Fiamma Tricolore. L'assemblea contestava Pino Rauti da posizioni di destra più radicale intimandogli di mutare linea politica entro il 28 settembre. Rauti il giorno dopo espulse Staiti di Cuddia e Tilgher «per aver danneggiato l'attività del movimento ed averne turbato l'ordine interno».Con gli espulsi si schiera la federazione milanese della Fiamma tricolore.
Il 26 settembre viene così annunciata la fondazione del Fronte Nazionale che il 28 tiene al cinema Capranica di Roma la sua prima manifestazione ufficiale. Il nuovo partito ha come suo punto di riferimento l'omonima organizzazione francese di Jean-Marie Le Pen,il quale non fa mancare il proprio appoggio.
Ben presto Tilgher e Le Pen si allontaneranno, mentre nel 2000 sembra possibile un riavvicinamento col partito di Rauti. Il 18 luglio, infatti, una riunione tra le delegazioni del Fronte Nazionale e del Movimento Sociale-Fiamma Tricolore, nella sede di quest'ultimo, dà un primo via libera alla fusione fra i due partiti. A confrontarsi ci sono Stefano Menicacci, Adriano Tilgher e Stefano Delle Chiaie per il Fronte Nazionale e Pino Rauti,
Claudio Pescatore e Giancarlo Cartocci per la Fiamma Tricolore.Tuttavia mentre il FN sembra accelerare in questa direzione, la Fiamma Tricolore frena.. Così il 17 dicembre alla Conferenza programmatica del FN viene «constatata la mancanza di volontà concreta, da parte della dirigenza del MS-FT, a convenire sulla creazione del movimento di alternativa antagonista al sistema di potere nazionale e sovranazionale». Il partito si avvia così a presentarsi alle elezioni politiche del 2001 in modo autonomo e fuori dai poli.
Nel marzo 2002 il Fronte Sociale Nazionale si schierò con la CGIL contro le modifiche all'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori partecipando alla manifestazione del Circo Massimo a Roma con pare tremila militanti.
In questa fase il Fronte Sociale Nazionale cerca vanamente, come spiegherà Tilgher, di «uscire dal ghetto dell'ultradestra, col sostegno alle manifestazioni no global, a quelle della CGIL, ma non c'è stato modo di aggregare altrove tutte le forze ostili al liberismo di destra e di sinistra».
Un anno dopo alle elezioni provinciali di Roma, il Fronte Sociale Nazionale si presenta nuovamente fuori dai poli con Tilgher candidato presidente. La lista otterrà 12.350 voti (0,8%), mentre al leader del partito andranno 13.559 voti (0,7%). Nessun seggio e un dimezzamento del consenso rispetto alle precedenti elezioni provinciali del 1998 e una lieve ripresa rispetto alle politiche del 2001.
Nell'estate del 2013 Tilgher riprende ufficialmente il Fronte Nazionale come partito indipendente staccandosi da La Destra, deluso dalla mancanza dell'alternativa sociale nelle politiche di Storace. Il Fronte Nazionale si etichetta come partito non di destra e nemmeno di sinistra, considerando tali concezioni appartenenti al passato e dichiara di voler combattere il mondialismo e il liberismo unendo tutto il popolo italiano. Il 5 ottobre viene presentato ufficialmente il Fronte Nazionale Lombardia, seguito a breve dalla sezione di Roma, già precedentemente attiva sul territorio .














LOTTA DI POPOLO


L'Organizzazione Lotta di Popolo (OLP) fu un gruppo politico sorto in Italia nel 1969 che tentava di coniugare ideali politici tipici del neofascismo con quelli della sinistra. Si sciolse nel 1973. Un'altra organizzazione di destra radicale era denominata Lotta Popolare (LP). Nacque nel 1975 nel Lazio, con giovani leader come Paolo Signorelli e Teodoro Buontempo ramificazioni soprattutto in Sicilia e Liguria e si sciolse nel 1978. Il 1º maggio 1969, nella Casa dello studente di Via Cesare de Lollis a Roma, si costituì con un convegno nazionale l'Organizzazione Lotta di Popolo. Tra i promotori Enzo Maria Dantinie Ugo Gaudenzi (già esponenti di Primula Goliardica), Serafino Di Luia (già Avanguardia Nazionale)e Ugo Cascella.
Lotta di Popolo nacque come movimento extraparlamentare, raccogliendo l'eredità della sezione italiana di Jeune Europe e di gruppi studenteschi quali Primula Goliardica (che faceva a sua volta riferimento all'Unione Democratica per la Nuova Repubblica di Randolfo Pacciardi), il Movimento Studentesco Operaio d'Avanguardia, e il FUAN-Caravella. Si distinse nettamente da altri gruppi coevi per le posizioni originali.
L'organizzazione rivendicava la continuità rispetto alla partecipazione agli scontri di Valle Giulia di alcuni militanti di estrema destra insieme al movimento studentesco e ai militanti di sinistra contro la polizia. Il tentativo di Lotta di Popolo fu quello di cavalcare le lotte studentesche abbandonando l'impostazione nostalgica del MSI e sfruttando la critica sviluppata dal movimento studentesco contro l'indirizzo riformista del PCI. Coi suoi volantini attaccava la divisione in blocchi del mondo sancita a Jalta e il trattato di non proliferazione nucleare voluto da Stati Uniti e Unione Sovietica che venivano letti come tentativi per impedire l'emancipazione degli Stati europei. Sosteneva inoltre che "antifascismo e anticomunismo sono false contrapposizioni create dal sistema per incanalare le forze rivoluzionarie" e rilanciava l'unità del popolo italiano "al di fuori e contro le istituzioni" per liberarsi "dall'oppressione politica, economica e culturale dell'imperialismo russo-americano e dei suoi alleati, Vaticano e sionismo internazionale.
Nel corso del tempo cercò riferimento nella Rivoluzione culturale cinese, protestò contro la guerra del Vietnam e portò avanti la critica nazionalista verso i movimenti di sinistra, sostenendo che il comunismo si era consolidato in Unione Sovietica soltanto grazie alla russificazione di Stalin che, superata l'opposizione di Trotsky, fece appello agli istinti nazionali del popolo russo. Il gruppo fu avversato da altri movimenti estremisti, sia di destra che di sinistra, perché, a suo dire, si distaccava dalla logica degli opposti estremismi che spingeva verso la radicalizzazione dello scontro, lo stragismo e la lotta armata. Nel 1973 si sciolse sostenendo di non voler restare prigioniero di questa logica.
Nel dicembre 1974 alcuni dirigenti romani del MSI, tra cui Teodoro Buontempo, il prof. Carlo Alberto Guida e Romolo Sabatini, formarono una corrente movimentista chiamata MSI Lotta Popolare, perché consideravano ormai il vertice del partito troppo moderato e filo monarchico. Tra gli aderenti vi fu il giovane militante del FdG Mario Zicchieri, assassinato il 29 ottobre 1975 da terroristi di Lotta Armata per il Comunismo.
Paolo Signorelli, Guida e Sabatini espulsi dal MSI, fondarono nel maggio 1976 con il Movimento politico Lotta Popolare, con sedi oltre che nel Lazio, anche in Liguria, a Trieste e in Sicilia (Catania e Palermo). Il gruppo si sciolse nel 1978, e alcuni dirigenti aderirono a Costruiamo l'azione. Il riferimento ideale più immediato è quello al nazional-comunitarismo di Jean Thiriart anche se molte prese di posizione si spingevano oltre. Lotta di Popolo rifiutava esplicitamente le ideologie, definite strumenti in mano a chi vuole il popolo diviso e contrapposto, ma utilizzava sia il pensiero dei rivoluzionari di sinistra, come Mao Zedong, che di personaggi di estrema destra, accomunati secondo il gruppo stesso, da un'ottica anticapitalista, antimperialista.
Era comunque diffusa l'opinione che Lotta di Popolo potesse essere inclusa tra i movimenti della destra neofascista, come sostenevano non solo i gruppi di sinistra ma anche le forze dell'ordine.
Ciascun militante rivendicava un proprio percorso intellettuale, al di là della comune lettura di Proudhon e Sorel e di autori "provocatori" come Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Henry Miller, Louis-Ferdinand Céline, Jean Lartéguy. Tra i riferimenti si annoverano infatti anche figure di sinistra come Giap, Malcolm X e soprattutto Che Guevara; un uomo, quest'ultimo, che aveva lasciato la poltrona di ministro delle Finanze a Cuba per combattere in Africa e morire in Bolivia, ed era considerato un eroe la cui figura andava oltre la destra e la sinistra. I riferimenti politici e culturali erano peraltro assai diversi e toccavano René Guénon, Drieu La Rochelle,
Julius Evola, André Malraux, l'esistenzialismo di Sartre, le interpretazioni della Scuola di Francoforte, i concetti di Heidegger, Jaspers, José Ortega y Gasset, le analisi di Gino Germani, Werner Sombart, Oswald Spengler. II pensiero weberiano sull'etica protestante e la nascita del capitalismo venne utilizzato per interpretare le origini della dominazione culturale sulla società ma Friedrich Nietzsche fu scelto come rappresentante dello spirito di rivolta contro i vecchi valori.


MERIDIANO ZERO
Nato nel 1991, costituì un forte polo di attrazione per i giovani neofascisti romani. Il movimento prende corpo nell'ottobre del 1991 dalla fusione di alcuni gruppi di fuoriusciti dal Fronte della Gioventù romano, a seguito di fratture determinatesi nell'ambiente giovanile missino dopo la decisione del partito di appoggiare l'intervento americano in Iraq, ed a causa di tensioni politiche derivate dalla rottura di equilibri interni all'organizzazione romana del Fronte della Gioventù. La costituzione nasce sotto il segno della battaglia: il 4 ottobre 1991 il primo gruppo di militanti di Meridiano Zero si rende protagonista di incidenti con appartenenti ai Collettivi Studenteschi di estrema sinistra nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma.
I promotori del nascente movimento politico provenivano principalmente dalle sezioni del MSI del Prenestino, della Garbatella-EUR, del nucleo Monteverde, dell'Appio-Latino (tutti facenti capo al coordinamento Roma ovest, della storica sezione Colle Oppio) e di quella del Nomentano-Italia. Inizialmente il movimento sceglie come sezione politica di riferimento quella del Prenestino, in via Muzio Attendolo (poi oggetto di un attentato dinamitardo), ma poco dopo - a seguito delle numerose adesioni - si rende necessaria l'apertura di nuove sedi, tra cui quella di via Catania e successivamente quella di via Castelfidardo. Quest'ultima resterà l'unica sede aperta dopo lo scioglimento e continuerà
l'attività del Centro Studi fino al 1995, quando i rimanenti membri dell'Ufficio Politico originario decidono di aderire alla nascente Fiamma Tricolore di Pino Rauti.
Alla direzione politica del nuovo movimento chiamano Rainaldo Graziani, figlio del carismatico leader di Ordine Nuovo Clemente Graziani, anche se il movimento è guidato da un Direttivo di cui facevano parte figure storiche provenienti dal Fdg e da altri gruppi extraparlamentari.
Il movimento mutua la denominazione da uno scritto del filosofo tedesco Ernst Jünger dal titolo Il trattato del Ribelle e dalla decisione del regime fascista di istituire un proprio meridiano zero passante da Battipaglia (SA), da contrapporre a quello di Greenwich. Le caratteristiche del movimento sono due: il suo simbolo Algiz (la runa della vita nonché lettera etrusca) e l'invito alla cosiddetta tecnoribellione. Inizia la sua opera nelle scuole e nelle università dove riscuote successo per le tesi propugnate sulla tecnoribellione. « .. Il potere tecnocratico vuole uccidere l'uomo, profanando il mondo, rendendo artificiale l'esistenza, arrestando il corso della storia, sopprimendo ogni forma di cultura, cancellando ogni senso di appartenenza, ogni etnia, ogni nazionalità. Utilizzando gli strumenti offerti dalle tecnologie avanzate questa nuova forma di totalitarismo planetario pretende di omologare uomini e popoli in unica ed avvilente tipologia: quella del consumatore, dell’ utente il cui scopo sia generare profitto... »
(tecnoribellione)
Si proclama differente dagli altri gruppi della destra radicale romana ed italiana, sostenendo di attuare un tipo di politica diversa attenta ai giovani ma anche al sociale. Tra gli slogan adottati: « .. Fuori dalle ideologie la nuova ribellione - Né destra, né sinistra, forza uomo - Tecnoribellione - Nell'eternità del mito si incarna la lotta - Noi siamo la tradizione ». Per divulgare le finalità del movimento tecnoribelle, Rainaldo Graziani tiene a Roma una conferenza stampa presso l'Albergo Nazionale in Piazza di Montecitorio, davanti il Parlamento italiano. Radio Radicale trasmette l'audio integrale dei lavori,. Meridiano Zero ha anche un giornale di riferimento Orientamenti e ricerca, diretto da Gabriele Adinolfi, già leader di Terza Posizione. Agli studenti delle scuole medie superiori è dedicato il bollettino "Mister Tuttle". Le liste di rappresentanti studenti-militanti di Meridiano Zero concorrono nelle elezioni all'Università (La Sapienza) e nelle scuole medie superiori romane (tra cui Tasso, Mamiani, Peano) riuscendo in alcuni casi ad eleggere propri membri nei consigli studenteschi locali.
La manifestazione più eclatante si tiene per le strade di Roma nel 1992. Un corteo di migliaia di giovani con bandiere rosse con la runa di Algiz in cerchio bianco e striscioni sulla tecnoribellione attraversa il centro della Capitale partendo da Piazza Santa Maria Maggiore sino a Piazza SS. Apostoli, percorrendo Via Merulana, Via dei Fori Imperiali e Piazza Venezia.  Meridiano Zero decide per l'autoscioglimento nel 1993 notificando la decisione al ministro degli Interni ed alla Digos. "Meridiano zero", come ricorda un documento allegato alla lettera, è nato nel settembre del ' 91 "per rispondere ad esigenze di natura politica e dottrinaria proprie di un ambito politico giovanile di estrema destra". L'autoscioglimento, prosegue la nota, vuole essere "il preludio a un rilancio e alla prosecuzione più intensa e qualificante del movimento". "Siamo riusciti . è scritto ancora nel documento . a superare quella logica neo fascista, che comunque abbiamo rappresentato, e di questo siamo fieri, ma che oltre ad un patrimonio indissolubile, rappresenta anche un ostacolo per garantire una continuità con il futuro". L' organizzazione comunque, prosegue il documento, "non intende scomparire, ma proseguire in forme nuove la propria attività 


EUROPA CIVILTA'
Fondato a Roma nel 1967, su un preesistente "Movimento integralista europeo” da Alberto Ribacchi, Romolo Abbate-Rizzo e Loris Facchinetti.
Dal 1969 "Europa Civiltà” pubblicava un periodico omonimo. Il vero ispiratore sarebbe stato il giornalista belga Jean Thiriart.
Le canzoni scritte da alcuni dei suoi militanti, insieme alle canzoni scritte da Leo Valeriano che allora erano definite di protesta, sono all’origine di quella che qualche anno dopo sarà la musica alternativa. Infatti a differenza delle canzoni “marcia” del Movimento Integralista che erano riprese da inni tedeschi e italiani della II guerra mondiale, qui la creatività fu affidata alla più totale originalità. Per la prima volta nell'area della Destra nacquero racconti, canti, poesie, musiche totalmente scisse da un inconcludente "virilismo" fine a se stesso. Dalla "marcia" si passò alla ballata che, in massima parte, rifletteva situazioni esistenziali o di lotta, ma vissute dal di dentro. Insomma, la poesia era testimonianza più che racconto storico. In molti casi, il testo era fermentato dalla particolare situazione che la comunità stava vivendo sulla propria pelle. l'artista più completo - poeta,
musicista, pittore, scultore - fu Carmine Asunis. A lui si affiancarono Mario Polia, Massimo Forte, Pino Tosca ed alcuni altri. Nel giro di pochi anni, l'esperienza di Europa e Civiltà varò una sterminata produzione artistica (canzonieri, antologie, recital) destinata, purtroppo, quasi sempre ad "uso intemo". Ad Asunis prestò la sua voce anche Stefania Vicinelli che, allora, collaborava con Claudio Baglioni. Molte di quelle canzoni nacquero dalla concretezza storica che, in quegli anni, coinvolgeva Europa Civiltà. Essendo che molti dei testi sono stati scritti a più mani e, quindi, non addebitabili ad un singolo autore, si è scelto di raccogliere le canzoni scritte in quel periodo sotto questa denominazione. I brani all’epoca non furono mai incisi ufficialmente e, per la maggior parte, restano tuttora inediti. Furono autori della maggior parte delle canzoni di protesta scritte intorno alla seconda metà degli anni ’60.

 JEUNE EUROPE
Fu un movimento europeista-nazionalista formato da Jean Thiriart in Belgio. Riviste del movimento sono state Nouvelle Europe e La Nation Européenne. Il movimento fu fondato nel 1962, all'indomani della Guerra d'Indipendenza d'Algeria, da ex militanti dell' Organisation armée secrète e del Mouvement d'Action Civique che si opponeva alla decolonizzazione del Congo belga. La Jeune Europe traeva ispirazione anche dai neo-nazisti spagnoli del Círculo Español de Amigos de Europa (CEDADE).
Si tratta di un precursore del nazionalismo rivoluzionario europeo: è stato uno dei primo movimenti a opporre il concetto di nazione-Europa allo stato-nazione difeso dai nazionalisti. I militanti della Jeune Europe chiedevano lo scioglimento simultaneo del patto atlantico e di quello di Varsavia, allo scopo di unire il continente europeo in unica grande nazione, in modo che gli stati europei non fossero più pressati tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Adottarono come simbolo la croce celtica. L'influenza del gruppo crebbe
notevolmente nel tempo aprendo filiali in 11 stati, tra cui in Francia, Italia e Spagna. Inoltre partecipò alla Conferenza di Venezia del 1962, dove fu fondato il National Party of Europe, aggregazione di tutti i partiti europei di destra. Vi presero parte insieme con lo Union Movement di Oswald Mosley (successore della British Union of Fascists). Questo movimento attivista, che aveva filiali in molti paesi europei. Il movimento ha mostrato aperta ostilità verso Stati Uniti e simpatia per molti movimenti di liberazione nazionale (OLP, Black Panthers, Vietcong, ecc). Uno dei suoi membri, Roger 
Coudroy, che si era arruolato nella resistenza palestinese, è stato il primo europeo a morire in una battaglia tra essa e l'esercito israeliano.
Tra i militanti eccellenti si possono annoverare il saggista Claudio Mutti, il militante Claudio Orsi, implicato nel 1969 nel processo per la Strage di piazza Fontana, nell'ambito della quale fu poi in seguito prosciolto da tutte le accuse, e Mario Borghezio, ex-deputato e attuale europarlamentare della Lega Nord.
THIRIAT ALLA STAMPA DI JUENE EUROPE
 CENTRO STUDI ORDINE NUOVO

« una vera avanguardia rivoluzionaria non può stare a guardare, arroccata sulle sue posizioni. La dispersione delle forze sarebbe un lusso letale »
(tratto dal giornale di Ordine Nuovo, 1969)
Il Centro Studi Ordine Nuovo fu una associazione politico-culturale di destra fondato nel 1956 da Pino Rauti, esponente del MSI, dopo fratture createsi al congresso di Viareggio nel 1954 tra il partito e la corrente "spiritualista", e sciolto nel 1969.
Nel gennaio 1954 nel corso del IV° Congresso di Viareggio ad Augusto De Marsanich succedette a segretario di Arturo Michelini. Nel corso del Congresso, Rauti, Nicosia e Erra, che erano tra i più noti rappresentanti del gruppo giovanile, proposero lo spostamento del partito su posizioni più intransigenti e la rivisitazione del Fascismo in chiave più critica ricollegandosi soprattutto all'impostazione tradizionalista-spiritualista di Evola e in particolare al saggio "Orientamenti" pubblicato per la prima volta nel 1950 dalla rivista "Imperium".Dopo il Congresso di Viareggio Rauti si pose su posizioni estremamente critiche verso la nuova classe dirigente ritenendo che il partito avesse perso ogni aspirazione rivoluzionaria.
Nel novembre 1956, Arturo Michelini al V° Congresso di Milano fu nuovamente, seppur di stretta misura, riconfermato segretario. Al fine di contrastarne l'elezione la corrente spiritualista, che ormai ha assunto il nome di "Ordine Nuovo", si presentò alleata con la sinistra missina ma inutilmente. Rauti non accettandone ideologicamente la strategia dell'inserimento,alla guida della corrente "spiritualista"di Ordine Nuovo uscì dal MSI. Il 14 gennaio 1957 i dirigenti di Ordine Nuovo inviarono una dura lettera al segretario nazionale contestandone la linea e di fatto dando il via alla scissione. Il primo “gruppo storico” era costituito da Pino Rauti, Clemente Graziani, Paolo Signorelli, Stefano delle Chiaie Giuliano Bracci, Paolo
Andriani, Rutilio Sermonti, Bruno Acquaviva, Piero Vassallo, Silvio Adorni, Riccardo e Gastone Romani, Silvio Vitale, Nino Capotondi, Alfio Tagliavia, Stefano Mangiante, Gabriele Troilo, Antonio Lombardo, quasi tutti esponenti missini. In seguito aderirono anche Paolo Signorelli, Giulio Maceratini, Gino Ragno, Marcello Perina e Adriano Romualdi (proveniente dalla Giovane Italia).
Il Centro Studi Ordine Nuovo aprì la sua sede a Roma in via di Pietra quando ancora era parte integrante del MSI e in breve tempo diverse sedi in Italia, che nel 1966 arrivò ad avere 3.500 iscritti, utilizzando come simbolo l'ascia bipenne. Il Centro Studi Ordine Nuovo si impegnò in attività esclusivamente culturale tenendosi anche lontano dalle competizioni elettorali. Unica concessione fu fatta ai giovani guidati da Delle Chiaie che per le elezioni politiche del 1958 lanciò la campagna, per primo in Italia a favore della scheda bianca, ma senza utilizzare la sigla di "Ordine Nuovo". Nel 1959 Delle Chiaie, in polemica con Rauti che non voleva impostare il Centro Studi come un movimento politico, uscì con il proprio gruppo denominato "Avanguardia Nazionale Giovanile".
L'impostazione data al gruppo da Rauti si discostò totalmente dalla tradizione fascista ricercando nuovi autori di riferimento anche all'estero come Corneliu Codreanu, Giuseppe Tucci, Pio Filippani Ronconi e René Guénon e iniziando ad immaginare, contrapposta alla dicotomia USA-URSS, una "Europa Nazione". In breve tempo l'influenza culturale di Ordine Nuovo, con la sua visione eroica ed aristocratica di impostazione evoliana esercitò una forte influenza sui giovani militanti di destra rimasti nel MSI che non rinunciarono a richiederne la partecipazione ufficiale ai Convegni del movimento giovanile come quello di Perugia del gennaio 1967 organizzato dal FUAN.
La trasformazione in Centro Studi costituiva un'applicazione letterale delle tesi di Julius Evola, 
che propugnavano un atteggiamento di sdegnoso rifiuto della società contemporanea, corrotta e materialista, ritirandosi nella torre d'avorio degli studi e della meditazione in attesa della fine del Kali Yuga, termine preso dalla tradizione indiana, che indica un periodo di crisi dei valori tradizionali: appunto quello in cui il mondo si troverebbe a vivere nell'età contemporanea. È questa la teoria della non politica o apolitica. A questa impostazione si deve la scelta, attuata a partire dalle elezioni politiche del 1958, di disinteressarsi totalmente delle consultazioni elettorali.
Ordine Nuovo scelse come proprio simbolo l'ascia bipenne e come proprio motto "Il mio onore si chiama fedeltà".
La canzone La vandeana, una antica ballata controrivoluzionaria, il cui ritornello è "Spade della Vandea, falci (o asce) della boscaglia, baroni e contadini siam pronti alla battaglia" diventerà l'inno di Ordine Nuovo in piena coerenza con l'insegnamento evoliano di difesa della Francia monarchica e pregiacobina. Con l'arrivo alla segreteria dell'MSI nel 1969 di Giorgio Almirante, Rauti sciolse il Centro studi e con un gruppo di dirigenti rientrò nel partito. Chi non volle rientrare fondò il "Movimento Politico Ordine Nuovo" con alla guida Clemente Graziani.
Tre ordinovisti entrano nella direzione nazionale del Msi (Pino Rauti, Giulio Maceratini, Paolo Andriani) mentre altri 11 vengono cooptati nel comitato centrale (tra gli altri Rutilio Sermonti, Gastone Romani, Generoso Simeone, Marcello Perina, Romano Cortellacci e Paolo Signorelli). Poco prima di rientrare nel partito, Rauti aveva scritto sul periodico "Ordine Nuovo" che «una vera avanguardia rivoluzionaria non può stare a guardare, arroccata sulle sue posizioni. La
dispersione delle forze sarebbe un lusso letale». Si pone «la necessità vitale di inserirsi dalla finestra del sistema, da cui eravamo usciti dalla porta, per poter usufruire delle difese che il sistema offre attraverso il Parlamento. E quale poteva essere lo strumento di quest'inserimento se non il MSI? » Parte dei militanti contrari al rientro nel Msi, accusando il MSI di essere asservito alla borghesia e all'imperialismo statunitense, il 21 dicembre 1969 danno invece vita al Movimento Politico Ordine Nuovo, guidato da Clemente Graziani.






numero 0 dei quaderni di orientamento  del centro studi







il volantino a sinistra venne diffuso il 24 agosto 1971 contro Carlo Maria Maggi, medico alla Giudecca. L'anno precedente il Centro Studi Ordine Nuovo si era presentato alle elezioni comunali di Venezia del 7 giugno 1970 con, tra i candidati inseriti nella lista del Movimento sociale italiano, Maggi, l'allora studente universitario Martino Siciliano e il commerciante Giorgio Barbaro. Nella foto a destra il numero unico del foglio "Ordine Nuovo" distribuito nella provincia di Venezia in occasione della tornata elettorale. 

Entrambe le immagini sono tratte dalla biografia di Carlo Maria Maggi
 "L'ultima vittima di Piazza Fontana




MOVIMENTO POLITICO ORDINI NUOVO
« Chi viene al nostro fianco avrà un'altra sensazione che è propria del combattente quando a piè fermo attende l'istante per balzare dalla trincea e gettarsi nella mischia per colpire, colpire, colpire »
(brano delle tesi programmatiche, tratto dal giornale del movimento Ordine Nuovo) Fu un'associazione, nata nel 1969 e guidato da Clemente Grazianie Pierluigi Concutelli. Il MPON è stato sciolto nel 1973, dal ministro dell'Interno Paolo Emilio Taviani, con l'accusa di ricostituzione del disciolto partito fascista.
Il Centro Studi Ordine Nuovo, che era un movimento culturale di destra fondato nel 1956 da Pino Rauti, esponente del MSI, nel 1969 decise di rientrare del MSI. I militanti contrari al rientro nel Msi, considerato un partito asservito alla borghesia e all'imperialismo statunitense, il 21 dicembre 1969 danno così vita al Movimento Politico Ordine Nuovo. Oltre a Graziani che ne diviene segretario nazionale, aderiscono Roberto Besutti, Antonio Ragusa, Bruno Esposito, Roberto Gabellini, Sandro Saccucci (che successivamente rientrerà nel Msi) Pierluigi Concutelli, Salvatore Francia e Elio Massagrande.
Il primo congresso nazionale si tenne a Lucca nell'ottobre 1970.
A livello organizzativo, il nuovo movimento avvia i corsi di formazione quadri. I corsi per la formazione ideologica duravano due mesi e erano suddivisi in otto sezioni: rivoluzione tradizionale e sovversione, le due razze, impeto della vera cultura, orientamenti, la guerra santa, la contrapposizione di Oriente ed Occidente, rivolta contro il mondo moderno, la plutocrazia come forza sovversiva. Si tratta di una organizzazione che in appena quattro anni di attività (sarà sciolta dal ministro dell'interno alla fine del 1973) rappresenterà il gruppo extraparlamentare di destra più noto ed importante del periodo. Il riferimento esplicito ad Evola, la linea oscillante del Msi di Almirante, il carisma di Clemente Graziani porteranno per un paio di anni molti giovani i a schierarsi con il MPON.
Il 21 novembre 1973 trenta dirigenti vengono condannati per ricostituzione del Partito Nazionale Fascista e viene decretato lo scioglimento dell'organizzazione. In precedenza, il 6 giugno dello stesso anno, era cominciato a Roma il processo contro 30 appartenenti al MPON. Nei confronti di tutti gli imputati era stata rubricata la violazione degli articoli 1,2,3,7 della legge Scelba sulla ricostituzione del disciolto Partito Fascista. Il processo si concluse con trenta condanne, a pene variabili da cinque anni e tre mesi a sei mesi di reclusione.
Se in quel momento appare un tentativo di reprimere la violenza, con il passare degli anni si vedrà come lo scioglimento di Ordine Nuovo (come quello di Avanguardia Nazionale, tre anni più tardi) lascerà allo sbando decine di giovanissimi  che senza più controllo politico e umano daranno vita a gruppi terroristici a destra. Intanto Clemente Graziani, insieme ad Elio Massagrande, fugge all'estero per evitare l'arresto. Peregrinerà dalla Grecia alla Francia, dall'Inghilterra alla Bolivia, fino ad approdare in Paraguay. 
MARCO TEDESCHI "PIPPO" TRA I FONDATORI DEL M.P. ORDINE NUOVO












                                       
                                 
 

                                                                                
                                                                                  LA FENICE    
Gruppo costituitosi a Milano nel 1971, sotto il nome di Circolo La Fenice, per opera di: Giancarlo Rognoni (che ne fu l'ideologo), Nico Azzi, Piero Battiston, Mauro Marzorati e Francesco De Min.  Nell'ottobre dello stesso anno stampa con una tiratura di quattromila copie il primo numero dell'omonimo foglio di battaglia politica, della redazione fanno parte oltre che Rognoni, Azzi, Di Giovanni, Cagnoni e Pitaressi. Il gruppo vicino a Ordine Nuovo sul piano ideologico assume in politica uana posizione simile a quella di Pino Rauti. interna al M.S.I..








FORMAZIONE NAZIONALE GIOVANILE
NUOVA EUROPA


COSTITUENTE NAZIONALE RIVOLUZIONARIA (CNR)

L'11 marzo 2016, nella sua abitazione di Borgo Sabotino, in provincia di Latina, si è spento Giacomo De Sario, importante esponente del neofascismo extraparlamentare italiano negli anni Sessanta e Settanta.
Nato nel 1927 da famiglia pugliese, poco più che ventenne svolse esperienze politiche di rilievo negli ambienti giovanili socialdemocratici e pubblicò la rivista VIRGOLA. Successivamente maturò posizioni socialiste nazionali e si avvicinò agli ambienti neofascisti. Nel 1963 aderì alla corrente RINNOVAMENTO del MSI capeggiata da Giorgio Almirante e divenne dirigente nazionale della GIOVANE ITALIA.
In quel periodo collaborò ai giornali NOI OGGI e LA PIAZZA D'ITALIA. Nel 1964 uscì dal MSI e fondò il Movimento politico ORDINE UMANO, aprendo una sede a Roma. Nell'aprile di quell'anno uscì il primo numero del giornale ORDINE UMANO che continuerà le pubblicazioni fino al 1967, anno in cui De Sario dette vita al Movimento politico COSTITUENTE NAZIONALE RIVOLUZIONARIA, CNR, e nel 1969 fondò il periodico FORZA UOMO che uscirà fino al 1972.
Dal 1969 diresse anche L'OSSERVATORE ITALIANO e nel 1972 pubblicò il giornale ERRE.
La CNR aprì sedi a Roma, Milano, Napoli, Genova, Bologna, Brindisi, Cagliari e Varese e si fece promotrice di decine di manifestazioni contro il sistema dei partiti, contro la “spartizione di Yalta” e a favore di un'unità d'azione tra i movimenti politici extraparlamentari neofascisti.
Momenti culminanti di questa attività furono la manifestazione svolta al Teatro Dal Verme di Milano e i Convegni unitari tenutisi a Varese e Roma. Il successo che coronò queste iniziative provocò una pesante repressione culminata da un processo per “ricostituzione del disciolto partito fascista” e dalla chiusura delle sedi. Il processo, iniziato nel Tribunale di Varese, rinviato alla Corte Costituzionale, si concluse a Milano con una sostanziale assoluzione. Ma nel frattempo De Sario, costretto all'inattività, sospese le pubblicazioni dei suoi giornali, privato di finanziamenti e di possibilità operative, si era “amaramente” ritirato dalle scene politiche. Nel 1980 collaborò all'uscita dei primi due numeri della rivista L'UOMO LIBERO che esce ancora oggi e che ha portato avanti il percorso di impegno e testimonianza iniziato negli anni Sessanta da ORDINE UMANO, FORZA UOMO e CNR. Brillante giornalista, acuto analista politico e affascinante oratore, Giacomo De Sario ebbe il merito di anticipare la critica al sistema dei partiti, già negli anni Sessanta, con temi e argomentazioni che divennero di grande attualità solo negli anni Novanta. Sul piano della politica internazionale fu tra i primi a sottrarsi all'allora dominante e fuorviante “logica di Yalta” e a rivendicare la necessità di un ruolo indipendente e originale per l'Italia e l'Europa, fuori dai ricatti della guerra fredda e dai condizionamenti sovietico-americani.
Nel settore dell'approfondimento ideologico e dell'indagine storica dette un rinnovato impulso alla rivalutazione delle realizzazioni sociali del Fascismo e delle caratteristiche nazionali e popolari del pensiero mussoliniano.


CIRCOLO  RISCOSSA

Negli anni 70 opera a Brescia, con sede in Dante 9, il circolo di Riscossa, che propone un’ opposizione radicale al regime dei partiti,  con la figura di Marcello Mainardi, legato al leader di Ordine Nuovo, Rauti, da una lunga solidarietà politica e personale, risalente ai giorni della comune permanenza nel campo di concentramento di Cap Matifov in Algeria,  che coagula un notevole gruppo di giovani tra cui G. Benedetti, F. Ferrari, E. De Canio e E. Torchiani, S. De Domenico e Ruggeri. Riscossa era a contatto con il gruppo milanese la Fenice di G. Rognoni.  Pubblica un quindicinale.


 










    





I "SANBABILINI"
San Babila
Di quegli incontri serali
con cari amici,
adesso così lontani
o già morti,
ricordo ancora la brezza
che mi pungeva la pelle
e il terso cielo primaverile
sopra la nostra grande piazza
ormai vuota.
Giocavamo col tempo accanto alle colonne
aspettando la notte
e poi l’alba,
facendoci beffe del sonno più intenso.
Dove sono ora i vivi e i morti?
Si era giovani, come nessuno lo è mai stato,
ma ci sentivamo anche tanto vecchi
da essere addirittura stanchi
della nostra grande piazza.
E non soltanto di quella.
Eravamo in pochi? In molti?
Che importanza ha,
eravamo noi,
così puliti, così pazzi,
così spaventosamente ingenui.
I portici sono ancora lì a ricordarmi,
ogni volta che passo,
i miei felici vent’anni
e i cari amici di allora,
adesso così lontani
o già morti,
ma sempre vivi,
nella mia memoria,
insieme a quelle chiare sere di marzo.
da: Divagazioni di un annoiato
(Cesare Ferri)







TERZA POSIZIONE 
"NE' FRONTE ROSSO NE' REAZIONE, TERZA POSIZIONE"
Fondato a Roma, nel 1978, da Giseppe Dimitri, Roberto Fiore e Gabriele Adinolfi e rimasto attivo fino al 1982. Nato dalle ceneri dell'organizzazione giovanile Lotta Studentesca, Terza Posizione si impose come movimento nazional-rivoluzionario di rottura nei confronti delle logiche della destra radicale classica, soprattutto per la sua posizione di equidistanza critica e alternativa sia al comunismo, che ai modelli della destra reazionaria e imperialista. 
Una strategia politica mirata alla proposta di un nuovo modello sociale ed economico dall'impronta anticapitalista e anticomunista e che venne perseguita, sul piano internazionale, attraverso una lotta contro i due blocchi imperialisti, quello sovietico e quello americano, e tramite l'appoggio ai vari movimenti rivoluzionari di liberazione nazionale. 
Il simbolo che venne adottato da Terza Posizione si ispirava alla runa Wolfsangel, termine tedesco che sta a significare il dente di lupo. 
« E' un simbolo che appartiene alla tradizione europea e può avere un doppio significato: un significato spirituale, religioso o un significato essenzialmente politico. E' quello che noi chiamiamo il Simbolo del Combattente. L'asse verticale rappresenta la rettitudine, il divino, il giusto, mentre invece l'asse che parte in basso da sinistra e va verso l'alto a destra rappresenta l'ascesa. »
(Marcello De Angelis)
La perdita di consenso tra i giovani di destra del Movimento Sociale Italiano che, intorno alla metà degli anni settanta, sospeso su generiche posizioni anticomuniste, aveva perso gran parte della sua capacità attrattiva nei confronti delle fasce più giovanili, aprì un varco nell'area politicamente più a destra che venne in qualche modo colmato con la nascita di diverse entità politiche extraparlamentari.
« A Roma in quegli anni il mondo giovanile della destra era praticamente scomparso dalle piazze. Il Fronte della Gioventù non esisteva più; tutti quanti noi che avevamo aderito alle organizzazioni di destra facevamo una vita quasi clandestina. Io ricordo che nella mia scuola, qualsiasi cosa accadesse a livello politico nazionale, a Roma e non solo, diventavo il capro espiatorio da colpire e massacrare, e come me gli altri camerati nelle altre scuole. Poco alla volta per resistere a questo insieme di situazioni, e considerando che le organizzazioni
extraparlamentari non esistevano più, abbiamo cercato di organizzarci ognuno per conto proprio all’interno delle strutture in cui eravamo inseriti, […] e formando dei nuclei scolastici abbiamo iniziato a camminare ognuno nella rispettiva realtà. Poco alla volta si veniva a sapere che esisteva un gruppo che si muoveva in tale scuola o in un altro ambito, ed è venuto spontaneo in questo clima di desertificazione della destra giovanile iniziare a ravvicinarsi, incontrarsi e confrontarsi. Così nacque Lotta Studentesca, da un momento di particolare crisi per cui le forze più giovani si raccolsero e diedero vita ad un nuovo embrione di organizzazione »
(Vincenzo Piso)
Nel 1976, con Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale oramai disciolte per decreto parlamentare, questo clima di desertificazione nella destra giovanile si estese anche all'area delle organizzazioni extraparlamentari. Da queste premesse, nel mese di febbraio di quell'anno, nella Libreria Romana gestita da Walter Spedicato, già militante del Movimento Studentesco della facoltà di Giurisprudenza della Sapienza, si tennero una serie di riunioni che videro la partecipazione, tra gli altri, di tre attivisti neofascisti romani: Gabriele Adinolfi, Giuseppe Dimitri e Roberto Fiore. Il risultato di quegli incontri fu la nascita di un nuovo movimento, inizialmente nato con l'intenzione di reclutare ed organizzare militanti al fine della difesa comune dall’avversario politico: Lotta Studentesca.
A metà strada tra il MSI, impantanato nelle logiche partitiche, e lo spontaneismo armato dei Nuclei Armati Rivoluzionari, LS si inserì in quel vuoto generazionale intercettando un gran numero di consensi tra i giovani di destra. Con il passare del tempo si fece viva la necessità di ampliare gli orizzonti dell'organizzazione attraverso la creazione di una rivista In questa fase comparve per la prima volta la dicitura Terza Posizione, come sottotitolo della testata Lotta Studentesca. La linea politica di Lotta Studentesca venne resa pubblica con l'uscita del secondo numero del giornale: “Militare nelle sfere di Terza Posizione significa combattere l’imperialismo russo-americano, rifiutare e sabotare i due fronti politici, commerciali, militari legati al Cremlino ed alla Casa Bianca”.  Nel 1978, quando il nome del movimento venne ufficialmente cambiato dai suoi fondatori in Terza Posizione, il gruppo riuscì a diffondersi con grande rapidità soprattutto nella capitale, ma anche nel nord dell'Italia. 
« La nostra logica era che non si alzava il livello e non si rispondeva mai in eccesso. In fin dei conti, da quando abbiamo ripreso il controllo della piazza, le armi da fuoco sono scomparse dallo scontro di massa. Eravamo preparati all’uso della forza, che era una necessità vitale: a quei tempi non si poteva volantinare per più di quindici minuti senza una rissa. I nostri erano allenati a manovrare in maniera organizzata, ognuno sapeva da chi prendere ordini, per scongiurare il panico, controllare il livello dello scontro ed evitare vittime inutili o violenze contrarie alla nostra etica. Due sono stati espulsi per aver picchiato donne, altri sono stati puniti per il linguaggio usato. La questione non era di stile o di autocontrollo, ma di uso politico della violenza. Bisognava tenere in mente ed offrire un’immagine all’esterno: noi non eravamo teppisti o un banda da strada [...] Eravamo inquadrati militarmente. Quando facevamo una ronda o un presidio ottanta persone marciavano in fila per quattro e si finiva regolarmente per massacrare di botte i ‘coatti’ che venivano in vespa a sfottere le ragazzine »
(Marcello De Angelis)
Organizzata in modo verticistico, con a capo i tre fondatori, Adinolfi, Fiore e Dimitri, la struttura romana di TP era divisa per zone di competenza e ogni zona faceva riferimento ad uno o più quartieri della città e veniva presidiata attraverso i Cuib (nido, in rumeno. Termine che identificava la Guardia di Ferro di Cornelio Codreanu): gruppi di militanti composti da tre o quattro attivisti a cui veniva affidata anche la formazione politico-militare dei ragazzi più giovani. Oltre ai Cuib, vennero creati altri due organi interni per la cura dell’aspetto militare: il Nucleo Operativo e la Legione.
« La Legione è nata da una mia insoddisfazione profonda perche TP stava finendo per ricalcare i modelli attivistici tradizionali. Era un corpo d’élite, ma anche se si svolgevano attività di addestramento paramilitare non era una struttura militarista. Era una comunità elettiva che riuniva tutti quelli che già vivevano assieme ventiquattro ore al giorno per fare politica, per il piacere di stare assieme, di crescere assieme, e partiva da una sensazione comune che ci legava sul piano umano. Era un fatto sottile, ma molto bello. E non c’è stato verso di farlo capire ai giudici. Questo è stato il discorso che abbiamo poi razionalizzato in carcere »
(Peppe Dimitri )
La crescita del consenso nei confronti di TP crebbe con il passare del tempo e, al fine di organizzare i militanti per le azione sul territorio, i volantinaggi, i servizi d'ordine nei cortei, venne creato anche una sorta di direttivo nazionale, composto da Marcello De Angelis, Giancarlo Laganà, Fabrizio Mottironi, Vincenzo Piso e Roberto Nistri. Quest'ultimo divenne sempre più importante all’interno del movimento, fino ad essere considerato il numero quattro, soprattutto per la sua capacità organizzativa. Fra i militanti romani più attivi c'erano anche Nanni De Angelis, Andrea Insabato, Massimo Taddeini, Corrado Bisini, Claudio Lombardi e Francesco Buffa, mentre il primo gruppo non romano ad aderire a TP fu quello siciliano, guidato da Francesco Mangiameli. 
« Né fronte rosso, né reazione, lotta armata per la Terza Posizione! »
(Slogan di Terza Posizione[)
L'apparato ideologico alla base di Terza Posizione si discostò da quello delle omologhe organizzazioni extraparlamentari, sia per l'aspetto movimentista che, soprattutto, per la rivendicazione di una posizione di equidistanza dalla sinistra marxista e dalla destra capitalista e conservatrice: i primi, secondo TP, asserviti all’Unione Sovietica e gli altri, asserviti agli Stati Uniti.
Un'impostazione concettuale che andava a scontrarsi, inevitabilmente, contro la linea del Movimento Sociale Italiano dettata dall'allora segretario Almirante che, sempre più proteso a ricostruire un'immagine atlantista e di governo del suo partito al fine di rompere l’isolamento dell’MSI e di conquistare la fiducia degli altri soggetti dell’arco costituzionale, vedeva impoverirsi il consenso proveniente dai giovani attivisti che sempre più spesso cercavano riferimenti politici nei vari movimenti extraparlamentari della destra radicale.  Spinti da un nazionalismo sociale che guardava con favore ai movimenti di liberazione nazionale e alla tradizione del fascismo rivoluzionario, come tanti movimenti di estrema destra, anche TP aveva tra i suoi riferimenti ideologici Julius Evola, da cui apprendere soprattutto insegnamenti che attenevano al piano filosofico e dottrinario e Pierre Drieu La Rochelle e la sua idea di un’Europa socialista, unita, anticapitalista e antiborghese. 
I militanti TP guardavano con favore anche alle esperienze nazionaliste di Juan Domingo Perón, in Argentina e a quella del leader rumeno Codreanu, comandante della Guardia di Ferro nel primo dopoguerra che, secondo loro, conservavano ancora intatta quella carica rivoluzionaria che invece stata dispersa dal fascismo italiano nel periodo di governo. Oltre alla concezione peronista di una politica di equidistanza (da URSS e USA), mirata a rilanciare l’idea della sovranità nazionale e popolare, dall'esempio di queste dottrine, i dirigenti tippini trassero ispirazione anche riguardo ai canoni gerarchici e di disciplina militare come la volontaria sottomissione alle regole ed alla gerarchia di comando.  L'idea fondante dell’identità politica di Terza Posizione di equidistanza dai blocchi imperialistici russo e americano portò il movimento, contrariamente alla vecchia destra eversiva, a schierarsi
apertamente contro alcune dittature sudamericane come quella di Videla e a solidarizzare anche con alcuni movimenti anti-imperialisti e di liberazione nazionale come quello palestinese, iracheno e per quello sandinista nicaraguense, guidato dal nazional-socialista Eden Pastora Nel 1979 il livello dello scontro politico in Italia raggiunse forse il suo picco e, pur non essendo mai stato coinvolto direttamente, come movimento, in attentati che causarono morti, alcuni componenti di Terza Posizione impugnarono le armi e decisero di passare la soglia della lotta eversiva, soprattutto attraverso l'adesione ai Nuclei Armati Rivoluzionari. Processati in primo grado, Dimitri viene condannato a nove anni mentre Nistri e Montani se la cavano con una pena di un anno e dieci mesi di reclusione. Anche a causa di questi arresti, il movimento entrò nel mirino della magistratura italiana e gli inquirenti ipotizzarono l'esistenza di un doppio livello di TP, uno strettamente politico e alla luce del sole, ed un secondo più occulto e militare, utilizzato per azioni eversive e con a capo proprio Dimitri e Nistri.
L'arresto dei due, comunque, comportò l'inizio di un progressivo distacco del loro nucleo operativo da TP e ad un'emorragia di militanti dalle file del movimento verso i Nuclei Armati Rivoluzionari che decisero di oltrepassare la soglia della legalià e di impugnare le armi contro il potere costituito. L’arresto dei due leader vide anche catapultare alla testa del nucleo operativo di TP Giorgio Vale che, nel tempo, sottrarrà il nucleo al controllo di Fiore e Adinolfi e contribuirà all'uscita definitiva di diversi militanti da TP.
Il 28 agosto 1980, la procura di Bologna emette ventotto ordini di cattura, due dei quali a carico dei leader di TP, Fiore ed Adinolfi, che però si sottraggono all'arresto espatriando all'estero. Il 23 settembre successivo è invece la magistratura romana a ordinare un blitz contro dirigenti e militanti tippini in cui vengono compiuti dieci arresti, centocinquanta perquisizioni e
comunicazioni giudiziarie ed altri otto ordini di cattura notificati a persone già in carcere . Tra i militanti sfuggiti agli arresti ci fu anche Nanni De Angelis che, da latitante, assieme a Luigi Ciavardini, anch'esso latitante per l'omicidio Evangelisti, il 3 ottobre 1980 si recarono ad un appuntamento al fine di ottenere documenti falsi e sostegno economico. Nei pressi di piazza Barberini, però, i due furono bloccati dalla polizia, tratti in arresto e, secondo altre fonti, massacrati di botte. Il 5 ottobre successivo De Angelis fu ricoverato in ospedale ma nella stessa mattinata fu dimesso e riportato nel carcere di Rebibbia dove, il giorno stesso, fu ritrovato impiccato nella propria cella. La versione della polizia che fu immediatamente pubblicata sui giornali parlò di suicidio. 
A questo punto Terza Posizione si ritrova ad essere un'organizzazione semi-clandestina, con una ventina di militanti latitanti e senza i mezzi e la logistica adeguati per gestire l’evento e presto i primi ricercati iniziano a cadere nelle maglie della giustizia, mentre i quadri dirigenti decidono di tentare l’espatrio verso. Nella primavera del 1981, Adinolfi, Fiore, De Angelis, Spedicato e Insabato raggiungono quindi l’Inghilterra, mentre gli altri leader vengono invece tutti arrestati e TP rimane decapitata dei suoi quadri dirigenti.  Nel 1981 l’attività di TP in Italia è affidata quasi esclusivamente a militanti minorenni, guidati da due capi dei Cuib, Luca Olivieri e Nicola Solito, che possono contare solo sull’appoggio dei veterani Claudio Scotti e Patrizio Nicoletti. L’unica attività del gruppo si riduce quindi alla sola redazione e diffusione di una piccola rivista di stampo culturale, Gioventù Nuova. Nel settembre di quello stesso anno, Enrico Tomaselli, dopo aver a lungo parlato con i dirigenti a Londra, torna in Italia con l’intenzione di riorganizzare TP: forma un direttivo nazionale e articola quindi il movimento in gruppi territoriali, dando vita anche ad una rivista, Settembre, attorno al quale cerca di aggregare nuovi aderenti e vecchi militanti. Del rapporto di Terza Posizione con gli altri gruppi della destra extraparlamentare degli anni settanta, quello con i Nuclei Armati Rivoluzionari fu senz'altro il più intenso e stretto, seppur molto conflittuale. Infatti, se la proclamata ostilità verso le vecchie formazioni della destra eversiva, come Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo o anche le dirette discendenti come Costruiamo l'azione, considerate asservite alle logiche golpiste e stragiste della strategia della tensione, era comunque frutto di una distanza ideologica e politica, la comunanza d'intenti tra lo spontaneismo armato dei Nuclei Armati Rivoluzionari e lo spirito nazional-rivoluzionario di Terza Posizione fu inizialmente motivo di condivisione tra i due gruppi.
Nel 1979, la voglia di alzare il livello delle scontro con i rappresentanti dello stato portò di fatto diversi attivisti di TP, come Giorgio Vale, Luigi Ciavardini, Stefano Soderini e Pasquale Belsito a sdoppiare la propria militanza politica e, pur mantenendo la propria adesione a TP, ad unirsi ai NAR nel loro progetto di lotta armata.  In una seconda fase, però, i rapporti tra le due organizzazioni andarono sempre più disfacendosi, soprattutto quando i Nuclei Armati Rivoluzionari iniziarono a maturare una certa insofferenza verso ambienti della destra radicale che, secondo il loro pensiero, si erano resi protagonisti di una strategia doppiogiochista mirata essenzialmente allo sfruttamento dei giovani militanti da parte dei loro superiori nelle azioni più pericolose, al fine di trarne un vantaggio dei frutti delle stesse. Verso la fine della loro storia, infatti, i NAR decisero di abbandonare l'obbiettivo primario della lotta armata contro lo Stato in favore di una serie di vendette e di regolamenti di conti del tutto interni alla destra eversiva contro delatori, traditori e profittatori. Il 30 aprile del 1982 Adinolfi e Spedicato rientrano in Italia dove ritrovano un movimento apparentemente diviso tra due strade: la deriva verso la lotta armata e la fuga ideologica dall’estrema destra radicale, ritenuta un ambiente da alcuni troppo compromesso con il potere.
La leadership di Tomaselli viene messa sotto accusa per aver coinvolto il movimento nella lotta armata e per averlo portato politicamente su posizioni di sinistra . Con il loro ritorno, i due leader riescono anche a chiarire le loro posizioni nei confronti dei NAR, ormai.egemonizzati da molti ex tippini. Nel settembre del 1982, dopo un incontro tra Tomaselli, Adinolfi e Spedicato svoltosi a Lignano Sabbiadoro, a nome del gruppo storico, Adinolfi termina l’esperienza di TP e scioglie ufficialmente l’organizzazione. Il 17 ottobre successivo, Adinolfi assieme a Spedicato, ancora latitanti, fuggono nuovamente all'estero e stabiliscono a Parigi la loro nuova dimora. « Erano mesi che andavo maturando una decisione, presa con sofferenza insieme a Walter Spedicato e comunicata a Roberto Fiore. Influenzata anche dal parere che giunge dal carcere di Peppe Dimitri: sciogliere TP. L’esperienza fatta in quei mesi ci ha convinti. Il fascino di TP sta facendo adepti pronti a donarsi con fanatismo, ma non vedo alcuna possibilità di tenere in piedi un qualcosa che non avrà modo di fare politica alla luce del sole e mi pare davvero criminale condizionare e indirizzare verso vicoli ciechi delle vite che possono essere sottratte a questo destino. A spingermi definitivamente a scrivere la parola fine è stata l’offerta fattami in Luglio da un quadro missino di Torino, che si era detto disposto ad accettare l’iniziazione nel solco della lotta armata per entrare in TP. Non so perché, ma opinava che per aderire a TP si dovessero imbracciare le armi ed era pronto, per essere uno dei nostri, a partecipare ad un’azione militare »
(Gabriele Adinolfi)
Il processo ai militanti di Terza Posizione iniziò il 23 settembre 1984, quattro anni dopo l’emissione dei mandati di cattura, e vennero attribuiti al movimento atti eversivi compiuti, essenzialmente, da suoi ex militanti che in seguito passarono ai NAR. I magistrati accolsero la tesi dell’accusa secondo la quale TP rappresentava un pericolo potenziale e che all’interno si fosse sviluppato un doppio livello sovversivo: il primo che coinvolgeva i dirigenti nazionali Adinolfi, Fiore e Dimitri, assieme alle altre figure di punta del Nucleo Operativo (e che furono tutti condannati), ed un secondo che comprendeva esclusivamente i dirigenti romani (e di cui molti furono assolti). 

MOVIMENTO POLITICO OCCIDENTE
Organizzazione   nata a Grottaferrata nel 1984, il cui leader riconosciuto è Maurizio Boccacci. È stata disciolta nel 1993, in seguito all'entrata in vigore della legge Mancino. Le premesse sono dunque il Movimento Politico Occidentale, una formazione di matrice nazional-rivoluzionaria fondata nel 1984 a Grottaferrata da un
gruppo di reduci dalle esperienze prima di Avanguardia Nazionale e quindi della sezione romana del FUAN di via Siena, ed il Dart, ovvero una divisione del movimento giovanile del MSI nata alla fine degli anni ottanta con il proposito di creare aggregazione attraverso i codici della cultura pop ed in particolare la musica rock. Il leader del gruppo è Maurizio Boccacci. È stato militante negli anni settanta del MSI e del FUAN, successivamente aderisce ad Avanguardia Nazionale. Nel 1984 fonda a Grottaferrata il Movimento Politico Occidentale, di cui è il leader fino allo scioglimento per decreto nel '93.  
La sede del movimento in via Domodossola risulta essere stata chiusa nel maggio 1993.













BASE AUTONOMA
Nasce ufficialmente il 29 agosto 1991 a Bassano del Grappa, in occasione di Ritorno a Camelot, un raduno politico-musicale organizzato annualmente dal Veneto Fronte Skinheads. Le realtà principali che partecipano al progetto sono il Movimento Politico di Roma (con le varie sezioni nazionali), Azione Skinhead di Milano ed il Veneto Fronte Skinhead. Nel 1990 questi tre movimenti avevano costituito ufficialmente, tramite atto notarile, l'associazione Skinhead d'Italia, divenuta il centro di coordinamento del network. Vi aderirono una vasta galassia di gruppuscoli disseminati in tutto il paese e due circoli culturali (Ideogramma di Milano e Il Sentiero di Trieste). In seguito si sono inoltre aggiunti i gruppi SPQT Skinhead di Roma, Azione Skinhead Colli Albani, Liguria Fronte Skinhead, Skinheads Latina, Fronte Europeo, Avanguardie di Popolo.
Il network catalizza intorno a sé numerosi nuclei legati al circuito della musica alternativa nota come White Power Rock e Rock Against Communism; una delle principali tematiche trattate è quella dell'immigrazione. Nel febbraio 1992, a Roma viene organizzata una manifestazione.
La paternità ideologica è affidata al gruppo de L'uomo Libero, la rivista milanese d'area nazional-rivoluzionaria fondata nel 1979 da Sergio Gozzoli (già volontario della Repubblica Sociale Italiana a soli 14 anni). In seguito all'allarme causato dal dilagare del fenomeno, le autorità politiche ed istituzionali iniziano a proibire le manifestazioni. Nel dicembre 1992 viene approvata la cosiddetta legge Mancino, che introduce una nuova figura di reato connessa alla discriminazione razziale.
Quando nel 1993 Base Autonoma viene disciolta per legge, la rivista L'uomo libero di Gozzoli non esaurisce l'esperienza editoriale. Prosegue anzi la propria attività fino a divenire stretta interlocutrice del partito Forza Nuova, di cui Gozzoli diverrà candidato per le elezioni europee e provinciali, nonché candidato a sindaco per il comune di Milano nelle elezioni del 2001. Tra gli animatori del progetto politico, oltre a Maurizio Boccacci, troviamo anche Roberto Valachi.

COSTITUENTE NAZIONALE RIVOLUZIONARIA (CNR)
Organizzazione fondata a Milano nel 1967 da Raffaele De Sario, E Armando Mariotti, pubblicava la rivista "Forza Uomo" La sede era in Corso Buenos Aires n. 2.

FORZA NUOVA

Forza Nuova  fondato nel 1997 da Roberto Fiore e Massimo Morsello. Il movimento si autodefisce «nazional-popolare» e definisce «superate le definizioni di destra e sinistra». Dal 2008 è presente con proprie sedi in tutte le regioni d'Italia. Nel periodo 2003-2006 ha collaborato con il cartello di Alternativa Sociale. Alle elezioni politiche del 2008 e del 2013 Forza Nuova si è presentata con il proprio simbolo.


CASAPOUND

«È vero, siamo fascisti. Ma del terzo millennio»
(Intervista al leader diCasaPound)

CasaPound Italia, originariamente CasaPound nacque in qualità di primo centro sociale di ispirazione fascista; venne fondato a Roma il 26 dicembre 2003 con l'occupazione di uno stabile nel rione Esquilino. Successivamente il fenomeno, diffondendosi con ulteriori occupazioni, mobilitazioni e iniziative di vario genere, divenne un vero e proprio movimento politico. Nel giugno del 2008 CasaPound si costituisce quindi, come associazione di promozione sociale ed assume l'attuale denominazione CasaPound Italia - CPI. Inizia così, attraverso un programma politico, l'attività del movimento, che promuove diverse iniziative ed attività. CPI negli anni successivi alla sua costituzione si è diffuso dalla capitale sull'intero territorio nazionale. Pur non riconoscendosi ufficialmente nelle definizioni classiche di destra e sinistra.

MOVIMENTO FASCISMO E LIBERTA'
Viene   fondato il 25 luglio 1991 dal giornalista e senatore del MSI Giorgio Pisanò,  nasce come corrente politica interna al Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale, facendo riferimento al settimanale Candido. Fascismo e Libertà nel luglio 1991 esce dal Movimento Sociale Italiano dell'allora segretario Gianfranco Fini. Giorgio Pisanò guida la frangia dei camerati irriducibili fondando il 25 luglio 1991 il nuovo soggetto politico profondamente mussoliniano denominato Movimento Fascismo e Libertà (MFL).Nel 1994 il MFL partecipa ad un progetto di conservazione missina con  ex-dirigenti del MSI guidati da Pino Rauti, fondando il 3 marzo del 1995 il Movimento Sociale - Fiamma Tricolore. Alcuni mesi più tardi, dopo una breve esperienza minoritaria all'interno del nuovo soggetto, il MFL esce dal Movimento Sociale - Fiamma Tricolore, ritrovando  la sua unicità identitaria. 





LEGA NAZIONAL POPOLARE
Fondata nel 1991, da Stefano Delle Chiaie e Tommaso Staiti di Cuddia, ha un programma di lotta contro l'imperialismo ed il capitalismo. La lotta ai poteri della finanza internazionale è uno dei punti su quali Delle Chiaie si è dichiarato pronto a cercare la collaborazione della sinistra rivoluzionaria. La L.N.P. opera soprattutto a Roma e nell'Italia meridionale.

LA LOTTA ARMATA

FRONTE NAZIONALE RIVOLUZIONARIO (FNR)
"gruppo armato di lotta contro il sistema", fondato da Mario Tuti nei primi mesi del 1972 e attivo in Toscana. Rappresentava, nella figura del suo leader, il punto di rottura tra la vecchia guardia del fascismo e la nuova generazione lottarmatista.
La formazione si sciolse in seguito agli arresti dei vari esponenti del gruppo, al ritrovamento di alcuni depositi di esplosivi e all'arresto del leader dell'organizzazione Mario Tuti il 27 luglio 1975, latitante dal 24 gennaio.

MOVIMENTO DI AZIONE RIVOLUZIONARIA
Attivo in Lombardia soprattutto dal 1970 al 1974, inizialmente concentrò la propria azione su una serie di attentati contro i tralicci dell'ENEL. Il 7 gennaio del 1971 si rese responsabile dell'incendio del deposito copertoni della Pirelli-Bicocca in Via Lanzi, a Milano.

MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO POPOLARE
Gruppo fuoriuscito nel 1979 da fuoriusciti di Costruiamo l'Azione. A simbolo viene scelto il mitra e la vanga incrociati, per rompere ideologicamente con il vecchio mondo neofascista e avviare "una composizione anche di classe, dell'ambiente rivoluzionario". Leader del gruppo sono Paolo Aleandri e Marcello Iannilli.

NUCLEI ARMATI RIVOLUZIONARI (NAR)
Organizzazione nata a Roma e attiva dal 1977 al 1981. Teorici dello spontaneismo nazional-rivoluzionario, i NAR segnarono un punto di rottura nei confronti dei loro padri politici. Attraverso un disconoscimento del passato  e di un allontanamento dalle logiche missine, i NAR impugnarono apertamente le armi contro lo Stato proponendo una comunanza di intenti con elementi della sinistra armata anti-borghese: un'alleanza operativa, cioè, fra gruppi ideologicamente diversi che, però, avevano come unico denominatore comune la lotta contro la borghesia capitalista e l’imperialismo sia sovietico che americano.


«Vedevo degli amici in ospedale, qualcuno l'ho accompagnato al cimitero. Queste sono le cose che influivano su di me a diciassette anni. Si moriva per molto poco. Si moriva per il tipo di giornale che uno aveva in tasca, si moriva per il tipo di vestito che uno portava. Le morti a cui ho assistito io erano particolarmente sciocche, forse per questo generavano in noi rancore. Io ho sempre considerato ipocrita difendersi dicendo: "io ho cominciato perché ho visto gli altri che stavano male". Questo può essere vero nel mio caso, cioè da un punto di vista autobiografico posso dire: "i primi colpi di pistola sono quelli che sono stati sparati contro di me, io poi ho deciso di restituirli" ma questa non è una difesa per me. Secondo me non è giusto difendersi con questo argomento. C'era una guerra e ci siamo entrati dentro. Consapevolmente.»
Giuseppe Valerio Fioravanti


















così parla di Acca Larentia e delle sue conseguenze: «Il Movimento Sociale Italiano non ebbe alcuna reazione nei confronti dei carabinieri, probabilmente per difendere interessi e posizioni che non avevano nulla a che fare con la nostra militanza. Noi ragazzini venivamo usati per il servizio d’ordine ai comizi di Almirante, quando serviva gente pronta a prendere botte e a ridarle, ma in quell’occasione dimostrarono che se per difenderci bisognava prendere posizioni scomode, come denunciare i carabinieri e il loro comportamento, allora non valeva la pena. Per la prima volta i fascisti si ribellarono alle forze dell’ordine. Acca Larentia segnò la rottura definitiva di molti di noi con il MSI. Quell’atteggiamento tiepido e imbarazzato nei confronti di chi aveva ucciso Stefano [Recchioni] significava che erano disposti a sacrificarci pur di non mettersi contro le forze dell’ordine. Non poteva più essere casa nostra. Per la prima volta e per tre giorni i fascisti spareranno contro la polizia. E questo segnò un punto di non ritorno. Anche in seguito, per noi che non eravamo assolutamente quelli che volevano cambiare il Palazzo, rapinare le armi ai poliziotti o ai carabinieri avrà un grande significato. Che lo facessero altre organizzazioni era normale, il fatto che lo facessero i fascisti cambiava le cose di molto, perché i fascisti fino ad allora erano considerati il braccio armato del potere»

SQUADRE D’ AZIONE MUSSOLINI (SAM)
Durante gli anni di piombo, epoca della strategia della tensione, ove si affrontarono gli opposti estremismi (estrema destra, sinistra radicale), il nome viene rievocato per fondare un movimento di natura clandestina e di ispirazione neofascista attivo soprattutto in Lombardia.
Tra il 1969 e il 1974, le SAM rivendicano diversi   attentati.

Romeo Sommacampagna
 imputato per gli attentati SAM


ORDINE NERO
Organizzazione sorta nel 1974. Di Ordine nero non si conosce niente, teorizzatori, programma politico, mandanti esecutori, solo illazioni e presunzione di colpevolezza. Rivendicò diversi attentati

QUEX 
CICLOSTILATO CLANDESTINO A CURA 
DEI DETENUTI POLITICI DI ESTREMA DESTRA
Quex è stato un periodico politico italiano fondato nel 1978, a carattere clandestino. A dargli vita furono esponenti della destra eversiva italiana, tra cui Fabrizio Zani, Mario Tuti, Maurizio Murelli, Edgardo Bonazzi e Angelo Izzo. Uscita con cadenza irregolare tra il 1978 e il 1981, la rivista aveva tra i suoi collaboratori detenuti dell'estrema destra. Si trattava di una testata clandestina, distribuita su fogli dattiloscritti e ciclostilati, con il supporto tecnico di Mario Guido Naldi e Giovanna Cogolli, due militanti di Bologna. Il primo era il titolare della casella postale a cui i detenuti spedivano gli articoli, la seconda batteva a macchina questi ultimi. Pubblicò in tutto cinque numeri. Fin dal primo numero era presente la rubrica 'Écrasez l'infâme' (schiacciate l'infame), il cui scopo era smascherare i traditori o gli infiltrati, ovvero causarne l'annientamento morale. Il primo a essere additato come 'infame' fu Marco Affatigato, seguito poi da Giorgio Muggiani e da Maurizio Di Giovine. Nel numero del 1º marzo 1981 erano contenute considerazioni sulle stragi terroristiche compiute in Italia, e si affermava che "il mondo neofascista è stato il capro espiatorio predestinato di una strategia di potere". Questo numero va però ricordato perché nella rubrica 'Écrasez l'infâme' si definiva come traditore Ermanno Buzzi, l'unico condannato all'ergastolo per la Strage di Piazza della Loggia a Brescia. Il mese successivo, Buzzi venne strangolato da Mario Tuti e Pierluigi Concutelli nel carcere di Novara. L'ultimo numero di Quex, datato 13 aprile 1981, riferiva il fatto dicendo che "la strumentalizzazione dei fatti di Brescia, la turpe condotta e la provocata rovina morale e giudiziaria di diversi giovani erano per noi addebiti tali da fargli meritare la morte, a prescindere dalla già sufficiente ragione rappresentata dalla sua attività di delatore e agente provocatore". Mario Guido Naldi, che stampava e distribuiva la rivista, fu arrestato il 16 aprile 1981 in seguito alla "condanna a morte" di Buzzi apparsa sul numero di Quex del mese precedente. Assieme ad altri collaboratori del periodico fu incriminato e processato per istigazione a delinquere e apologia di reato nel 1989. In quell'occasione (processo di primo grado) fu condannato assieme a Mario Tuti ed Edgardo Bonazzi.

  IL PROCESSO AI COLLABORATORI DELLA RIVISTA


          











SKINHEAD
Comparvero nei primi anni ottanta in Italia (1981-1982),  con la formazione di alcuni nuclei  in città come Torino, Milano, Genova, Savona, Bologna, Roma e successivamente in Toscana, nel Veneto e nel Trentino.


LA GUARDIA D' ONORE ALLA CRIPTA DI MUSSOLINI





ROMA 1962

Nella foto si riconoscono Caradonna, Petronio, Gionfrida,
 Baldoni Adalberto, Baldoni Romolo, Mantovani, Anderson,
 Masia, Di Luia, Bellissimo, Delle Chiaie

UN EPISODIO FORSE UNICO

Antonio Carioti ricostruisce un episodio poco conosciuto di “attivismo” neofascista: “E’ da poco passata l’una e mezza di notte del 5 gennaio 1956, quando l’ordigno scoppia su una delle finestre del palazzo arcivescovile, a due passi dal Duomo……nell’appartamento sul cui davanzale è stata depositata la bomba abita monsignor Carlo Martani, delegato diocesano dell’Azione cattolica…..(che) se si fosse trattenuto a quell’ora nel suo studio “difficilmente sarebbe sfuggito alla morte”. L’arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, il futuro Papa Paolo VI, tende ad escludere il movente politico….Ma appare evidente che la bomba, un chilo di tritolo, è rivolta contro di lui, se non altro perchè l’attentato coincide con il primo anniversario della sua venuta a Milano dal Vaticano….voluta dagli ambienti conservatori della Curia pontificia per via della scarsa propensione di Montini ad un’apertura della Chiesa verso la destra ….Le indagini si orientano ben presto “su elementi sospetti appartenenti al movimento giovanile del MSI”…..sono Settimio Bazzi, segretario ventottenne del RGSL, Hermes Vecchio, Carlo Colla, Carlo Alberto Volpi. Quest’ultimo, nato nel 1933, è il figlio dello squadrista Albino Volpi, che partecipò al delitto Matteotti nel 1924. Al momento, però, non ci sono elementi sufficienti per addebitare ai quattro anche la bomba all’arcivescovado, per cui, nel giro di pochi giorni, vengono rimessi in libertà. Invece, sono stati proprio loro, come testimonia oggi Enrico Fiorini”
(Antonio Carioti, I ragazzi della fiamma, Milano 2011)

PS: varrà la pena di dire anche che tra gli arrestati (e poi condannato ad un anno di prigione) c’è anche Ampelio Spadoni, che era stato Vice Comandante della Muti e, al momento ricopriva la carica di Segretario dell’Associazione Arditi)

SECOLO D' ITALIA












Azione dimostrativa del 1961 all'arrivo da Mosca del boia Togliatti. 
Articolo di fondo di Giorgio Almirante

una pagina dell'Unità del 31 ottobre 1956
si tratta di una manifestazione per l'Ungheria, notare come, nell'elenco dei fermati e denunciati ci siano, oltre a Romualdi e Caradonna, praticamente tutti i componenti del Gruppo MSI al Consiglio comunale di Roma. Poi, qualche tempo dopo, i Consiglieri comunali avrebbero pensato solo a posti nelle Municipalizzate, consulenze, consigli di Amministrazione, etc

Esponenti della Sezione del Fronte della Gioventù di Rossano, 
con esponenti delle Sezioni MSI di Rossano e Corigliano Calabro

NAPOLI 
Il Movimento Tradizionale Romano  
organizzò tale convegno cui parteciparono anche gruppi esteri

MILANO 12 APRILE 1973
Davide -Andrea- Martino -Corrado - Franchino "i monzesi"
volevamo cambiare l'Italia e l'Europa per non asservirle ai cattocomunisti e
 agli americani, non ci sono riusciti ma ci hanno provato


TRIESTE FINE ANNI 70

MONZA 1980


MILANO 2 FEBBRAIO 1971 

DOPO IL RADUNO EUROPEO AL CINEMA AMBASCIATORI DI MILANO
VIENE ASSALTATA L' UNIVERSITA' STATALE OCCUPATA DAI COMPAGNI

MILANO 1974 LA MAGGIORANZA SILENZIOSA

L' AVV. ADAMO DEGLI OCCHI





ROMA ANNI 50


Milano 29 aprile 1986 corteo per  Ramelli e Pedenovi


AMICI DEL VENTO

Milano - Corso Monforte 1970
"All'Università, si combatte all'Università, la politica,
 l'idea ed i rossi che non fan paura.
Si sognavano i trionfi sulla piazza, il sacrificio 
era un mito e l'Europa un'illusione.
All'Università, si combatte all'Università, non si molla
 neanche un metro alla folla dei ringhiosi.
Praga, Budapest, le canzoni della rabbia, 
si cadeva col sorriso di sentirsi dei leoni"...
Amici del Vento, "Vecchio ribelle", 1986

1978
"Noi Giovane Europa" giornale di collegamento di Lecco 

18 APRILE 1971

MILANO SCONTRI IN PIAZZA SAN BABILA



MILANO
Corso Monforte angolo Piazza San Babila


Piazza San Babila


Trieste 

Trieste 



BOLZANO